Ciao a tutti voi, so che avete sentito la mia mancanza in questi giorni (ma anche no), ma ero occupato a fare di meglio, per l’esattezza un giro in altre due città cinesi, dopo Qingdao e Tianjin, questa volta nella provincia del Liaoning, per l’esattezza Shenyang e Dalian.
Allora, partiamo con questo racconto.
Partenza alle 23 del 4 settembre dalla stazione di Pechino, posto prenotato nelle cuccette di seconda classe, le mie preferite in assoluto perché è facilissimo far amicizia con altre persone. Purtroppo essendo tardi ci siamo subito messi a dormire e chi s’è visto s’è visto.
La mattina del 5 arriviamo a Shenyang, compriamo subito il biglietto del treno per andare a Dalian il giorno dopo e cerchiamo un hotel. Ci stabiliamo nell’Home-Inn a 5 minuti dalla stazione, stanze grandi, pulite, asciugamani cambiati tutti i giorni e dei prezzi accettabili. Allora iniziamo il nostro giro per Shenyang. Siamo subito andati al palazzo imperiale in taxi, godendoci le strade di una delle cittadine più trafficate della Cina, almeno per l’impressione che ho avuto. Finito che abbiamo di visitare il Gugong, ci facciamo dei buonissimi spaghetti in un negozietto e stringiamo subito amicizia con il proprietario a cui chiediamo come arrivare alla nostra seconda tappa: i giardini botanici.
Ringraziato, pagato, preso il bus per i giardini, eleggiamo subito il nostro autista a miglior autista di bus del mondo per la facilità e la violenza con cui si intromette in ogni buco libero da traffico e con cui suona il clacson. Scendiamo ai giardini e iniziamo a girarli, quando finalmente troviamo la parte dei ponti sospesi, per cui questo posto è famoso. Un vero spasso! Poi, ovviamente, i cinesi non potevano che rovinare un’attrazione naturalistica da 5A aggiungendo al suo interno un parco giochi con le giostre, ma su questo posiamo sorvolare. Ci facciamo una cultura di giardini tipici di tutte le maggiori città cinesi, tutti raccolti in un’area del parco, fino poi a trovare che non hanno rovinato questo posto solo con le giostre, ma addirittura con un’arena da paintball… sigh… Dopo ore passate a girovagare per il parco decidiamo di prendere il treno per tornare in città, ma una volta raggiunta la stazione, dopo aver attraversato una superstrada a 4 corsie per senso di marcia, ci dicono che dobbiamo aspettare altre 3 ore prima del prossimo treno e ci consigliano di prendere il bus.
Allora iniziamo a cercare la fermata del bus e una volta scoperto dove fosse abbiam camminato per mezz’ora a lato della superstrada di cui sopra. Raggiunta la fermata indovinate un po’ chi troviamo? Il nostro autista preferito!! Ci fa salire e ci dice che non ferma alla stazione ma si sarebbe fermato in un altro posto abbastanza vicino, non s’è capito bene perché. Va bene. Il viaggio di ritorno trascorre senza eventi degni di nota fino a che, durante una suonata di clacson veramente esagerata, il passeggero dell’auto a cui era diretto lo strombazzamento, scende al volo dalla macchina, mentre questa continua per la sua strada per un altro 10 metri con la portiera aperta prima che il guidatore si decida a fermarsi. Il tipo che è sceso dalla macchina nel frattempo si è lanciato contro la porta dell’autobus e con un calcio degno di “questa è spartaaaaaa” cerca di aprire la porta. Parte un breve diverbio in cui il tipo giù, probabilmente coreano, diceva all’autista di aprire la porta se non aveva paura. Così l’autista ha fatto una mossa grandiosa, gli ha aperto la porta, gliel’ha chiusa dietro ed è partito, chiedendogli anche di pagare il biglietto sequestrando il rissoso. Ovviamente il coreano non ha pagato e ha continuato a litigare così tanto che l’autista s’è fermato a lato strada e ha chiamato un poliziotto che era a dirigere il traffico. Come spesso accade in Cina, il poliziotto è venuto a lato del bus, ha sentito cosa avevano da dirsi e se ne è andato lasciandosela sbrigare da soli. Poi è arrivata la morosa del coreano, che era alla guida dell’auto di cui sopra e ha pregato l’autista di lasciarlo scendere. Il tutto si è svolto tra una serie di insulti e minacce da parte di entrambi, che non aspettavano altro che uno dei due partisse con un pugno o uno schiaffo per sistemare la cosa per bene. Ma il coreano alla fine s’è calmato e ha chiesto scusa ed è sceso, così il bus è partito di nuovo senza che nessuno dei presenti avesse da commentare la cosa, come se fosse normale.
Arrivati a destinazione ci incamminiamo verso la stazione, ma abbiamo un po’ fame, dopo aver preso una “focaccia farcita” per placare l’appetito ci scontriamo contro l’effetto collaterale dell’aver aperto un buco enorme e ci troviamo a cercare con insistenza un posto a cui far guadagnare un milione di dollari per tutto quello che avremmo desiderato mangiare. Finalmente girando per stradine sempre più buie e strette, ci imbattiamo in un ristorante Uiguro, ovvero della regione più occidentale della Cina, lo Xingjian, dove la maggioranza della popolazione è mussulmana. Ci sfondiamo di Nan (pane uiguro), di spiedini di capra/pecora e ali di pollo (niente maiale ovviamente) ascoltando musica pessimerrima e tamarrissima che esce dai cellulari degli spiedinari. Grande esperienza a metà serata quando decidiamo di andare in bagno. Infatti il proprietario si è scusato del fatto che non avesse una toilette nel ristorante e ci ha indirizzato al bagno pubblico del quartiere. Era degno del Kyrgistan, e qui mi possono capire solo mamma e papà. Senza contare che era sera e non si vedeva nulla, quindi mi ci sono diretto con il cellulare acceso, e lì mi son ritrovato la faccia illuminata di un tipo che stava cagando leggendo un messaggio (ho addirittura scritto un articolo intero sulle abitudine cessuali dei cinesi). Benon. Poi si torna in albergo e ci si fa una bella ronfata.
Il 6 mattina andiamo a visitare un tempio che sembrava giapponesissimo e mi ha fatto sentire una gran mancanza di Tokyo, purtroppo era chiuso per restauri e quindi siamo rimasti nel bel parchetto lì a fianco a giocare a carte per un paio d’ore. Poi pranzo e treno per Dalian, dove arriviamo la sera alle 8.30 circa,ma tanto abbiamo cenato in treno con gli istant noodles che mi piacciono tanto e che avevamo previdentemente comprato prima di lasciare Shenyang. Troviamo un Home-inn anche qui vicino alla stazione e anche se costava un po’ più di quello del giorno prima ci prendiamo una stanza, dato che lì in zona avevamo visto solo hotel megalusso, tra cui l’intercontinental. E guarda un po’ che fortuna con la ‘C’ maiuscola che abbiamo avuto, dato che abbiamo preso l’ultima stanza disponibile. Dato che il giorno dopo saremmo voluti andare in una città a 250 km da Dalian abbiamo deciso di fare un giretto della città by night e mettere a frutto il poco tempo a disposizione. Ci imbattiamo in un paio di ristoranti con pesce freschissimo (Dalian è sull’oceano) e i proprietari ci invitano a sederci per una birra. Intanto abbiamo scambiato quattro chiacchiere con una cameriera fuori dal locale e ci ha regalato una larva viva fra quelle ce avevano lì da cucinare. A dire il vero l’hanno regalata a Lisa che decide subito di trovarle un nome: “Bernarda la Larva”, che ci terrà compagnia fino alla mattina seguente quando, dopo esserci svegliati, la ritroviamo morta.
Mentre eravamo lì seduti a bere una tsingdao, dei russi al tavolo vicino a noi ci dicono di andarcene via perché in quel posto sono dei disonesti. Al che capiamo come mai il proprietario ci avesse chiesto se parlavamo russo appena ci aveva visto, dicendoci che non riusciva a comunicare con le persone di quel tavolo. Al che vado da loro e chiedo di spiegarmi cosa sia successo. Ci dicono che dopo aver mangiato lì una cena normale, anche se a base di pesce, il conto che gli hanno presentato era davvero impossibile: più di 200 dollari americani, quando secondo loro con ne valeva più di 100. Così sentendo un po’ una e un po’ l’altra campana siamo riusciti a metterli d’accordo, facendo pagare ai russi 1000 yuan, che era quanto il proprietario diceva di aver speso per il cibo che gli aveva servito e che era quanto i russi erano disposti a pagare per andare a casa dato che erano in quel posto a discutere da 2 ore. Così lascio il mio numero ai russi e gli dico che per qualsiasi problema mi possono chiamare, loro invece ci invitano a bere qualcosa insieme la sera dopo e ci salutiamo. Al che restiamo a parlare con i camerieri e il proprietario e ci godiamo la loro compagnia. Ovviamente avevano caricato un po’ il conto ai russi, ma questi avevano l’arroganza di credere che in Cina tutto fosse economico, mentre il listino prezzi di quel posto era davvero caruccio. Comunque ci dirigiamo verso l’hotel, quando decidiamo di prenderci un’altra birretta prima di dormire e ci fermiamo in un posto che fa spiedini per la strada. Ovviamente è abbastanza tardi da fare in modo che fossimo gli unici loro clienti e che la maggior parte dello staff fosse seduto con noi al tavolo, e così facciamo amicizia anche con loro e quando andiamo a letto decidiamo che il giorno dopo non ci saremmo davvero potuti svegliare alle 6 per andare in quell’altra città, così optiamo per un giro di Dalian.
Il 7 mattina ci svegliamo con calma e ci facciamo un giro per la città, capitando anche in un parco che non era un granché bello, però interessante a causa del fatto che ci fosse tantissima gente che suonava, cantava e ballava, nonché per la presenza del ragazzo in foto che tagliava i capelli completamente gratis. La sera decidiamo di andare a mangiare dai nostri amici degli spiedini e con circa sei euro a testa ci siamo mangiati una quantità incredibile di canocchie e di gamberetti-drago pieni di piccante, una vera goduria per il palato. La storia del piccante poi è stata fantastica, infatti quando li abbiamo ordinati ci dicono: li volete piccanti? E io: “no no”, perché a me il peperoncino piace ma non ne avevo voglia, soprattutto sui crostacei. Nonostante questo ce li portano con più semi di peperoncino che gamberetti-drago, allora ci chiedono: “son buoni?” e noi: “buoni sì ma un po’ piccanti” il tipo scoppia in una risata e dice al cuoco: “la prossima volta chiede più piccante!” e questa scena mi ha fatto veramente ridere. Poi alle 20.30 ci troviamo con i russi, con cui passiamo una piacevole serata fra una birra e l’altra mentre loro cenano. Sulla via del ritorno dobbiamo ripassare davanti ai nostri amici da cui abbiamo mangiato, che ci fanno subito posto e ci offrono da mangiare e da bere della baijiu casalinga. Poi alla domanda: conoscete qualche locale carino dove andare? uno di loro salta fuori con questa affermazione: c’è il Mango, è davvero bello e conosco il manager, così se aspettate che sbaracchiamo ci andiamo tutti insieme e non dovremo pagare niente! Così aspettiamo e andiamo con la compagnia di tre cinesi. Restiamo al Mango fino a tarda notte e poi torniamo soddisfatti della bellissima quanto inaspettata serata in compagnia di compagni di viaggio appena conosciuti ma davvero fantastici.
L’8 mattina, ci svegliamo verso le 9 e andiamo a farci un ultimo giro per la città, fino alla spiaggia delle tigri, posto senza nulla di particolarmente bello eccetto le coste altissime coperte da un fitto manto boschivo. La sera si prende il treno alle 7.30 e arriviamo a Pechino questa mattina alle 7.
è stato davvero un gran viaggio! Dalian nel cuore.