Buongiorno a tutti quanti, vi sono mancato? Spero di sì, ma anche se non fosse, me ne farò una ragione.
Sto scrivendo una mail al gruppo “dalla Cina”, anche se non sono stato nel nostro ben conosciuto Paese di Mezzo, bensì in Tailandia, ma avendo promesso ai più che avrei scritto anche da lì, e non avendolo fatto fino ad ora mi accingo a rimediare. Le motivazioni sono tante, soprattutto il fatto che ho cercato di passare più tempo possibile con la mia ragazza, dato che io sto tornando in Italia e lei fra due settimane tornerà in Cina. Ma c’è anche il fatto che spesso non mi sono portato dietro il PC, così che quando avevo voglia di scrivere non avevo il computer, quando avevo il computer non avevo voglia, quando avevo voglia e computer non avevo tempo.
In ogni caso, molte volte ero ad un passo dal mettermi a scrivere questa benedetta mail ma mi son sempre trattenuto. Ma perché? Bè, il motivo è molto semplice, la Thailandia mi ha deluso. Immagino che questa frase possa colpire i più, infatti pare essere meta ambita ed agognata da una gran parte di italiani, e chi c’è stato usa sempre parole entusiaste per descriverla, ma a me non ha lasciato niente nel cuore. Mi è sembrato un paese troppo al di sotto delle aspettative, o forse ero solo io che avevo aspettative troppo alte, non lo so.
Ma andiamo per ordine. Per prima cosa c’è il fatto che mi aspettavo uno stile di vita o un modus vivendi molto più tradizionale, non dico in città come Bangkok, ma addirittura su isole sperdute come Koh Mak o Koh Phi Phi ho sentito una sorta di vuoto nelle persone che ho incontrato. Non nel senso che fossero cattive o che altro, ma mi è sembrato che, come sta accadendo anche alla Cina contemporanea, ci sia una perdita di tradizioni e usanze classiche che mi lascia sbalordito. Il PROGRESSO e i SOLDI sembrano i soli (dis)valori rimasti a colmare il vuoto lasciato dall’omologazione globale che sta inghiottendo uno stato dopo l’altro, per farci diventare tutti uguali. Possiamo trovare la marca che ci rassicura, perché conosciuta e familiare, in qualsiasi angolo sperduto del globo, la nostra coperta di Linus ma questo piccolo tranquillante è meglio di quella diversità, bellezza e armonia della tradizione che ogni posto porta con sé? No. Certo è che la situazione tailandese non sembra dedicata solo a soldi e progresso come invece sembra accadere in Cina, però la prima non mi sembra messa bene come la seconda sotto altri punti di vista (sempre evitando di parlare di soldi, mercato, finanza o quant’altro).
E quindi arriviamo al secondo punto, ma comunque legato a doppio filo con il primo: il turismo. Ah, il turismo…. la bellissima e fantastica macchina infernale del turismo internazionale. La Cina è ancora quasi-salva da questo demone succhia-tradizioni, forse grazie alla sua grandezza, così che anche un mare di turisti diventa una goccia nel grande oceano cinese. O forse perché non ha da offrire bianche e assolate spiagge “incontaminate”, anche se di questo ne parliamo fra poco. Perché quello che più mi ha fatto specie è che pare che la “ricchezza” tailandese sia generata solo da questo settore e di conseguenza tutto è una vetrina, tutto è uno spettacolo, tutto richiede un prezzo per entrare in questo grande mondo artificiale, fatto di luci e plastica e grandi belle facciate dietro cui si nasconde solamente un grande vuoto. Sembra che tutti siano occupati a portare qualcuno in giro, a mostrare qualcosa agli stranieri, a vendere i propri servigi ed il proprio corpo in cambio di un po’ di cartamoneta sonante. Non che mi aspettassi che la Thailandia fosse un paradiso terrestre che vivesse di baratto e scambio di sorrisi, ma mi ha lasciato sconvolto il fatto che pare quasi esistano solo servizi, alberghi, spiagge, barche, tuktuk e massaggi per il turista. Punto. Ma mi ha anche lasciato incredulo il fatto che il turismo vissuto in questo stato sembra essere un turismo vuoto, a-culturale, disinteressato alla tradizione di questo stato ed invece attratto solamente dal mare, dalle gite in barca, dagli spettacoli di violenza spacciata per tradizionale quando invece gli unici a salire sul ring sono stranieri, o gli altri spettacoli di travestiti e transessuali, per finire con il sesso. Sesso. Sesso e ancora SESSO. Scene pietose di cinquantenni adescati e adescanti ragazzine (forse) appena maggiorenni che in cambio di qualche Baht in più sono disposte non solo a farti un massaggio “special”, ma anche a farsi portare in giro per la città accarezzando le braccia abbronzate e pelose di questi uomini di mezz’età senza un minimo di pudore.
Terzo punto, le spiagge “incontaminate” e il mare da sogno, sono proprio solo un sogno. Quando ho girato, camminato e navigato per isole e lidi più o meno sconosciuti, ho sempre trovato montagne, ma MONTAGNE di rifiuti, soprattutto plastica e vetro, ma anche lattine. In solo due ore a camminare su una spiaggia sull’isola di Koh Mak (per intenderci non ha neanche le strade asfaltate tanto sarebbe incontaminata) e ho raccolto cinque sacchi da circa 40 o 50 litri di volume di spazzatura, e non avete idea di quanta non ho potuto più tirar su perché non si trovavano più sacchi semi-integri. Sarà forse anche l’influenza del Pacific Trash Vortex (clikka qui se non sai cos’è)? Non lo so, è la prima volta che vado in spiaggia da un paese quasi lambito da questo. Ma anche se fosse, i Tailandesi adorano letteralmente la plastica, ogni cosa che compri è fornita del suo sacchettino di plastica, e a volte il sacchettino è inserito in un altro sacchettino. Tutti questi cari oggetti monodose che durano il tempo di finire l’ananas o il mango o quel che hai comprato e che vengono buttati dopo 5 minuti, i più neanche abbastanza grandi da poter essere utilizzati come sacchi della spazzatura una volta tornati a casa.
Ma cosa ci vogliamo fare? La Tailandia alla fin fine è solo un paese in via di sviluppo, con un ISU (Indice di Sviluppo Umano) di 0,682 che la porta ad essere il 103esimo paese su un totale di 187, quindi è ovvio e scontato che la protezione ambientale, il rispetto per il territorio e quant’altro non sia ancora insegnato ai più, quindi è “normale” che per sbarcare su alcune isole il turista debba pagare la “cleaning fee” ma il residente tailandese abbandona sacchi enormi di spazzatura ai limiti della spiaggia. Non facciamogliene una colpa, ci arriveranno anche loro come ci siamo(?) arrivati noi, ora l’importante è crescere, crescere e crescere, “sviluppare” l’economia, diventare ricchi e “felici” perché alla fin fine diventare ricchi, sviluppati e tutti uguali è un diritto che non vogliamo negare a nessuno al mondo. Così fra qualche anno potremo tutti trovarci a parlare in camicia, giacca e cravatta di quanto sia bello un pianeta in cui non ci sono differenze e tutto incontra il nostro gusto, uguale in tutto il mondo.
AMEN.
[…] mentre ero in Thailandia di fronte ad un mare bellissimo in cui non potevo fare il bagno perché pioveva in continuazione, ho […]