Questo articolo è scritto da Lisa Visentin, cara amica ed ex compagna di corso a Venezia, nonché compagna di innumerevoli avventure alla Tsinghua, quando eravamo entrambi a Pechino per scrivere la tesi di laurea magistrale nel 2011.

Le avventure del periodo Tsinghua-nense le potete trovare qui, qui, qui e qui. Per il resto: buona lettura con i racconti cinesi di Lisa!


Dopo due anni abbondanti di assenza dalla Cina, finalmente era tornato il momento di rimettere piede nella Terra di Mezzo. Appena arrivata, Huanzi e Qifei nonostante il mio rincoglionimento si sono ben prese cura di me, mi hanno sfamata con cibo buonissimo che mi mancava da matti e ho fatto il pieno già la prima sera di due cose che in Cina non mancano mai: aglio e inquinamento. Nonostante moriremo tutti prima o poi, devo dire che già nella prima ora a Pechino ho ringraziato per la mia scelta di voler vivere e lavorare in Europa. Ho trovato la situazione davvero moooolto peggiorata rispetto al 2011 e sono rimasta molto stupita del fatto che nonostante questo la maggioranza della gente e dei bambini non indossi una maschera per respirare. Per non parlare del problema finestre aperte con fuori così tanto inquinamento che si può tagliare a fettine, riflessione che ha fatto pure Jappo qui. A parte l’inquinamento, Pechino resta comunque una bomba, divertiti a sbrago e mangato da scoppiare, soprattutto tanto fritto fritto fritto.

Dopo Pechino, è stata la volta di Xi’an. Nonostante il cambio di scenografia da Pechino a Xi’an solo inquinamento fuori dal finestrino del treno. Città bella, taxisti che non si sognano nemmeno di prendere su uno straniero, però 串儿(spiedini) da paura, così come il paninetto bello unto pieno di carne lardosa. Favolosi! La chicca di Xi’an: la guida turistica Lady Jiajia, dopata come pochi.

Da Xi’an ho preso il primo treno notturno, alla volta di Chengdu. Finalmente nel Sichuan si poteva respirare un po’ meglio. Alla stazione ad attendermi, la (Pier)Anna con una sorpresa: il mitico Tang Laoshi (maestro)! Io desideravo solo andare a farmi una doccia, e invece no: prima tour di Chengdu in macchina, poi casa del te, dove abbiamo bevuto come cammelli, giretto di shopping dove Tang Laoshi ci ha comprato talmente tanta roba da poter sfamare l’intera scuola in cui insegna e poi pure una cena con corteo di parenti, amici ed ex studenti. Tutto buono, ma penso di essere uscita dal ristorante con lingua e faccia scarlatte per il piccante! Ho anche provato l’ebrezza di mangiare una zuppa con le bacchette…

Finalmente, dopo 16 ore di treno e tutto il pomeriggio e la serata a zonzo, casetta nel paesino della Piera; Xinfan. Eh, lei si che fa vita cinese! Pranzo alle 11:30, prima cena alle 17:30 e seconda alle 20:30. Per non parlare del fatto che la riverisce tutto il paese perché è l’unica straniera del posto: yo, grande mossa Pier!

La domenica visita ai panda con tutto il corteo di parenti e amici del Tang Laoshi. Panda coccolosissimi, cinesi che urlavano perché si muovessero… Auguri! Massima attività pandosa: dormire, aprire gli occhi, grattatina, due foglie di bambù e di nuovo nanne. A volte si addormentavano addirittura durante la grattatina e quindi ciao agli altri passaggi. Dopo i panda io e Anna siamo andate in centro a Chengdu: in un paio d’ore abbiamo raccattato tanti di quei “老外” (laowai: stranieri) urlati dai cinesi che a Pechino o Shanghai manco in un anno! Città chiaramente molto disordinata e confusionale, con cinesi molto hard core: code mai viste e tutti i taxisti che cercavano di fregarti clamorosamente.

Scene clou:

  1. il cinese che mi sorpassa tranquillamente in coda al KFC, io che gli urlo “排队,排队” (fai la fila) e lui che mi guarda impaurito e scappa.
  2. la Piera che scivola su una buccia di banana in piazza davanti alla stazione.

Visto che tutti i taxisti avevano cercato di fregarci, siamo quindi andate a casa in bus (!), senza dimenticare di far prima una scorta di frutta e acqua calda per il viaggio che ci aspettava. L’ultimo giorno a Xinfan il Tang Laoshi ci ha scorrazzate in giro per le scuole, dove i bambini non avevano probabilmente mai visto uno straniero: bambini sorridenti e curiosissimi dappertutto, è stato bellissimo!

Prima di partire pranzo mega con mezzi prof del circondario: tutto buonissimo (e piccantissimo) se non fosse che ho assaggiato ignara anche la zuppa di budelle… Per fortuna e per qualche mistero glorioso sono riuscita a non vomitare tutto sul tavolo e ho salvato la faccia, ma vi giuro che sono stati i 3 minuti peggiori del mio viaggio in Cina. Ovviamente tutto offerto, l’ospitalità dei cinese è davvero grande, anche se non è sempre comprensibile quello che fanno. Per esempio, dopo il pranzo ho ricevuto in dono una bella anatra essiccata, che mi sono trasportata in treno per mezza Cina nel mio viaggio di 25 ore da Chengdu a Nanchino dove il mio amico Markus l’ha subito rinominata Frida.

2014 05 26 - racconti cinesi - Frida

La mia compagna di viaggio: Frida! (per la serie: quando sai come far felice una ragazza.)

Treno ludro come pochi, unica straniera del vagone (probabilmente del treno) ero chiaramente l’attrazione generale. Un bimbo era affascinatissimo da me e continuava a venire a toccarmi le mani e il viso (anche mentre dormivo -.-): tenerissimo! Uno dei controllori si è intrattenuto a parlare un po’, mi ha pure attaccato una pezza infinita sullo sviluppo in Cina. Poi siamo passati a parlare del più del meno, e quando gli ho detto che il cibo cinese che preferivo erano le verdure mi guarda stupito e mi fa “ma se mangi così tante verdure, perché sei così grassa?”. Eh già, sto paese è pieno di forse ma la diplomazia proprio non l’ha mai trovata la strada per la Cina.

Nanchino bella come sempre e so bene come mai Markus ci sia tornato a vivere. Ho ritrovato i posti del cuore anche se “ammodernati”: i bar davanti e vicino al dormitorio e ovviamente il buon vecchio Mazzo! Abbiamo assistito anche all’arresto più sorridente della storia: una russa portata via tutta gaudente da una decina di poliziotti (ovviamente grandi la metà di lei). Poi ci siamo mangiati gli spaghettazzi superunti tagliati col coltello: fantastici! Il boss del bettola mi ha riconosciuta dopo 3 anni: non ero per niente tutti giorni là quando ero a Nanchino!

Io, Fede, Markus e il boss degli spaghi straunti in una selfie magistrale

Io, Fede, Markus e il boss degli spaghi straunti in una selfie magistrale

Prossima tappa Hangzhou (che Jappo ha visitato nel suo viaggio a Sud con Brian ): città molto carina, lago e colline incantevoli, templi un po’ diversi dal solito e la prima moschea del viaggio che avesse la forma di una moschea e non di un tempio cinese con le scritte in arabo. Al mercato notturno ho mangiato un polletto al cartoccio tipico della zona: polletto intero (ovviamente con testa e zampe) avvolto in foglie di loto chiuso in un cartoccio di carta che viene cotto alla brace per circa 8 ore: strepitoso! Servito direttamente col cartoccio con a lato dei guantini usa e getta perché si mangia con le mani.

Shanghai ultima tappa prima di tornare a Pechino. Trovo la città molto cambiata, ancora più piena di palazzi lucenti e lusso sfrenato da ogni parte. Trovo anche la gente più arrogante e generalmente indispettita. Si può venire perfettamente all’occidentale a Shanghai, senza dover star a cercar troppo per trovare quello che si vuole, ma mi ha un po’ delusa. Ho sempre visto Shanghai come uno specchio della Cina: sviluppo, ricchezza e modernità prorompenti che si scontravano costantemente con la tipicità della cultura cinese a livello architettonico e la povertà. Purtroppo questa volta mi è sembrato che a Shanghai il lusso abbia spazzato via tanta autenticità. Alla fine cose c’è di autentico nel lusso se non quello che “puoi” comprare? Luis Vuitton o Prada sono uguali dovunque si vada. Quando leggi l’insegna potresti benissimo essere a Dubai, Shanghai, New York o Parigi e non accorgerti di dove sei, sei semplicemente da Luis Vuitton . Per fortuna ci sono ancora degli angoli che non sono stati intaccati, anche se abbastanza nascosti. Tra questi il mercato degli insetti, dove donne e uomini erano intenti a capire quale fosse il grillo migliore da comprare, forse anche Jappo dovrebbe andare a farci un giro per far giudicare il suo grillo . Bellissimo! Nei locali festa grande, come ricordavo. E proprio al Monkey abbiamo incontrato l’eroe del mio viaggio.

Party Hard, sleep harder

Party Hard, sleep harder

Ed eccomi all’ultimo treno per Pechino. Nella capitale grandi momenti con Vale e Huafeng a visitare i templi del sole e della terra, e poi festa con Vale e Jappo.

La Cina mi mancava da morire e questo viaggio mi ha fatto proprio bene, ma è stato davvero bello tornare a casa. La Cina è sempre un boom di sensazioni, odori e sapori e tante volte anche incazzature perché regna lo suibianismo generale (ovvero il regno del random) e non sempre è facile prenderla scialli.

Vorrei chiudere dicendo che capisci che la globalizzazione è veramente everywhere quando in aereo il cinesissimo seduto vicino a te invece di prendersi dell’acqua calda chiede all’hostess, vodka, succo di pomodoro e tanto tabasco e si improvvisa su un Bloody Mary!

Per chi non ci è ancora stato: andate in Cina, è un’esperienza unica!

Lisa