Se avete letto alcuni degli articoli miei e di Jappo, forse avrete ormai capito che entrambi collaboriamo, come organizzatori/coordinatori, ad una associazione culturale che si chiama AGIC (Associazione Giovani Italiani in Cina) e che ha lo scopo, tra le altre cose, di favorire l’integrazione degli italiani arrivati in Cina e di far conoscere ai cinesi la cultura italiana, attraverso le sue varie espressioni. Il teatro è sicuramente una di queste e forse una delle più rappresentative della nostra cultura dal dopoguerra ad oggi (cosa meglio della commedia di Eduardo de Filippo?).

Locandina dello spettacolo

Locandina dello spettacolo

Carlo Inverardi Ferri, che, come noi, è stato scelto per coordinare l’attività dell’associazione durante l’assemblea di novembre 2013, è riuscito a cogliere perfettamente lo spirito dell’associazione e ha dato un grande contributo alle attività di quest’anno. Una delle sue idee è stata appunto quella di mettere insieme, attraverso un Laboratorio Teatrale bilingue, la cultura cinese e quella italiana, in una “contaminazione culturale”.

Il Laboratorio si è svolto in un periodo di circa 3 mesi, e ha visto la partecipazione di molti ragazzi e ragazze, italiani e cinesi, seguiti da Carlo e Xu Xuan (Edoardo).

Il gruppo del Laboratorio teatrale

Il gruppo del Laboratorio teatrale

Edoardo ha conseguito un diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Cinese (中国戏曲学院) e alla Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone, ha interpretato le più famose maschere tra cui Truffaldino, Aurelia e Pantalone e lavora da anni nell’ambito del settore teatrale e cinematografico, parla molto bene italiano ed è madrelingua Cinese Mandarino.

Carlo ha una grande passione per il teatro e lo ha studiato e praticato, attraverso stages e corsi di formazione, in diverse scuole tra cui l’Ecole Internationale de Theatre Jacques Lecoq, il National Taiwan University Drama Department e il Tellus Theatre, e partecipando a produzioni amatoriali in Italia, Francia, Inghilterra, Taiwan e Cina. Ho voluto porre a Carlo, che ha diretto e coordinato – con costanza e serietà che gli vanno riconosciute – sia l’intero Laboratorio sia lo spettacolo, qualche semplice domanda rispetto al progetto, che riporto qui di seguito:

Tom che si cala nel personaggio

Tom che si cala nel personaggio

Come è nato questo progetto? In cosa consiste il progetto Laboratorio Teatrale?

Il progetto è nato da una passione e da un’esigenza. La passione è quella per il teatro. L’esigenza è stata quella di trovare uno spazio fisico e sociale, di libera espressione. In questo senso, l’obiettivo principale del Laboratorio è stato quello di arricchire socialmente chi ne ha preso parte, tramite il contatto, in un ambiente intellettualmente stimolante, con persone dai percorsi e dalle identità culturali differenti.

Concretamente, il laboratorio teatrale è nato nel febbraio 2014, dall’opportunità di realizzare, grazie al sostegno di Agic e dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, l’idea sopra descritta. È terminato a fine giugno con le rappresentazioni dello spettacolo Sik Sik. Strada facendo, i partecipanti al laboratorio hanno scoperto i giochi teatrali della tradizione occidentale e quelli dell’opera di Pechino, grazie anche all’aiuto di Xu Xuan.

In che modo hai unito la lingua cinese e italiana in una rappresentazione teatrale?

Il Laboratorio è stato un lavoro collettivo. La lingua cinese ed italiana sono state il leitmotiv del progetto, sia durante le prove, sia nello spettacolo vero e proprio. Su scena, entrambe le lingue sono state utilizzate dagli attori, in modo da poter rendere fruibile lo spettacolo sia per un pubblico italiano sia cinese.

Come mai hai scelto la commedia Sik Sik di Eduardo De Filippo?

Eduardo de Filippo è una delle figure più importanti del teatro italiano ed europeo, eppure è paradossalmente sconosciuto in Cina. Non credo siano state pubblicate traduzioni di sue opere nel paese. Sik Sik, l’artefice magico è una delle commedie più longeve di Eduardo. Un illusionista da strapazzo, Sik Sik affronta con caparbietà le difficoltà del quotidiano. In un fecondo brassage intellettuale, Sik Sik in Cina ci racconta, in chiave ironica, gli ostacoli del confrontarsi con culture diverse.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?

La difficoltà maggiore è stata quella di adattare il testo e mettere in scena uno spettacolo che potesse essere contemporaneamente fruibile sia da un pubblico di lingua cinese sia da un pubblico italiano. Un lungo lavoro sull’opera e numerose prove sono state la chiave per riuscire nella sfida.

Ti aspettavi un successo del genere?

Personalmente ho creduto nel progetto sin dall’inizio, per il suo valore sociale ancor prima che per la possibilità di avere un “successo di pubblico”. Hai ragione, abbiamo avuto molti spettatori, alcuni hanno addirittura accettato di rimanere in piedi pur di vedere l’ultima rappresentazione di Sik Sik. Le risate nella sala piena sono state una ricompensa supplementare per tutti coloro che hanno avuto il coraggio di prendere parte a questa avventura.

Oltre ad una rappresentazione ben riuscita, il progetto ha creato anche un gruppo di amici molto affiatati. In che modo pensi che progetti di questo tipo favoriscano lo scambio e l’integrazione culturale?

Penso che questi progetti siano un veicolo d’integrazione e scambio culturale maggiore, perché nascono dal basso e rappresentano un’esigenza reale. Spero che il loro valore sia riconosciuto appieno e che in futuro simili iniziative possano ricevere ancor maggior supporto dalla comunità italiana in Cina.

Pensi che il progetto possa essere riproposto? Cosa miglioreresti?

Il laboratorio è stata una magnifica esperienza. Mi piacerebbe che ci fosse modo di continuare il progetto. Ci sono molte cose che possono essere migliorate. Sicuramente è importante allargare la partecipazione. Sarebbe importante che più persone e istituzioni salissero a bordo per un nuovo viaggio. Magari, ne riparliamo a settembre.

Fino ad ora lo spettacolo Sik Sik è stato rappresentato, con una platea sempre numerosa e divertita, per quattro volte. L’ultimo spettacolo è stato accompagnato da un’altra idea di AGIC: U Panzerott Party. Nelle ore precedenti e subito successive alla rappresentazione molti ragazzi Italiani, guidati dal nostro chef Vincenzo, hanno preparato più di 300 panzerotti (per chi non lo sapesse il panzerotto è una specialità pugliese, una sorta di calzone ripieno e fritto), che sono stati venduti ad un prezzo simbolico di 10 rmb (1,2 euro ca.).

I panzerotti hanno incontrato l’interesse, non solo degli italiani e dei turisti in giro per gli hutong, ma anche di moltissimi abitanti del quartiere, che si sono avvicinati prima per capire cosa stessimo facendo, poi per seguire praticamente tutta la preparazione, chiedendo informazioni sugli ingredienti e sulla ricetta, e infine per apprezzare la specialità pugliese, comprando spesso un secondo o addirittura un terzo e quarto panzerotto.

Abbiamo dovuto trovare un modo per tenere lontani i bambini dalla friggitrice, perchè curiosissimi ce li trovavamo da tutte le parti pronti ad accaparrarsi il primo panzerotto cucinato. Tutti i panzerotti sono stati venduti e il ricavato è servito sia a rientrare nelle spese sia a supportare l’associazione, che con queste iniziative ha portato una ventata di italianità e pugliesità negli hutong di Pechino.

work in progress

panzerott’ in progress