Venerdì scorso è apparso un mio articolo sul famoso blog “Sapore di Cina“, eccolo qui sotto:
Oggi voglio dare una notizia bomba: vivere in Cina vuol dire dover imparare ad interagire con i cinesi.
Ebbene sì, so che può sembrare scontato, ma bisogna capire bene COME avere a che fare con i cinesi, soprattutto quando ci si deve trascorrere tanto tempo come con i colleghi d’ufficio.
Un passo indietro, dalla fine del 2012 lavoro a Pechino in una compagnia italo-americana e sono l’unico straniero nelle cinque filiali del Nord (Beijing, Tianjin, Shenyang, Dalian e Qingdao).
Il rapporto con i colleghi è sempre un po’ difficile, specialmente perché lavorando nel reparto vendite, i cinesi vedono ognuno come un competitor che gli può potenzialmente rubare un cliente e quindi ognuno pensa al proprio orticello senza coinvolgere nessuno.
Inoltre bisogna tenere a mente che la maggior parte dei lavoratori cinesi non è interessata ad altro che non lo stipendio ed è più che disposta a mollare tutto e cambiare azienda anche solo per 200 Yuan al mese, quindi è ancora più difficile riuscire ad avere un buon rapporto con i colleghi perché questi cambiano spesso. Senza menzionare il fatto che è anche difficilissimo trovare delle persone capaci e qualificate.
Quando arrivai giovane ed inesperto, il sales manager mi fece fare un giro dell’ufficio presentandomi a tutti, uno ad uno, ma quello fu praticamente tutto quello che dissi ad un collega per quasi due mesi.
Bisogna tenere presente che salutare, così come ringraziare non è strettamente necessario. Tutto ciò che hai bisogno di dire quando entri in ufficio (ma solo se proprio vuoi) è “zao” 早, mentre puoi dire “zou” 走 quando te ne vai la sera. Facile, come sembra.
Ovviamente io cercai anche di fare conversazione, chiedere qualche informazione personale ma tutti i miei tentativi erano stati dei buchi nell’acqua. Così che dopo due mesi di zao e zou e delle brevissime conversazioni strettamente legate al lavoro non avevo avuto altre comunicazioni coi colleghi.
Non è stato un periodo particolarmente felice, ma la svolta sarebbe avvenuta in occasione del capodanno cinese, quando ogni ufficio organizza la nianhui: una cena a base di duemila portate, accompagnata da litri di baijiu e giochi stupidi. Per amicarsi i colleghi non c’è modo migliore di agguantarli al terzo bicchiere di baijiu e invitarli uno ad uno ad un brindisi. Ovviamente, essendo non solo lo straniero, ma addirittura l’ultimo arrivato, mi son trovato a esser ammazzato di brindisi, perso la faccia in almeno una decina di modi possibili ed immaginabili e finalmente dal lunedì dopo hanno iniziato a rivolgermi la parola (qui trovi il racconto completo di tutte le mie “follie di primavera”, per la cena andate al punto 5).
Un altro modo per stabilire un contatto con i colleghi cinesi è di invitarli fuori a cena, o a pranzo. La maggior parte dei miei colleghi non accetterebbe un invito a cena anche se ci conosciamo da lungo tempo, mentre invitare qualcuno in pausa pranzo è a volte più facile, anche se bisognerà fare la solita lotta del conto per stabilire che paga, l’importante è non lasciare vincere i nostri commensali.
Altro punto fondamentale, ogni volta che si va in viaggio bisogna ricordarsi di comprare qualche stuzzichino tipico del luogo da portare indietro. Li si possono dare uno ad uno a tutti i colleghi, o metterli sul tavolino comune su un paio di piattini e lasciare che ognuno si serva da sé.
Come vedete, il segreto è di “catturarli” con il cibo, soprattutto se avete preparato qualcosa fatto in casa.
Se poi siete maschio e fumatore, potete sempre cogliere l’occasione di qualche pausa per fare delle boccate insieme. Mi raccomando di ricordarsi non solo di offrire sigarette ai presenti, ma anche di accendergliele dopo che le hanno accettate. Infatti, nella vita cinese tutto è strutturato attorno alla mianzi, la faccia, che si può anche tradurre come il rispetto per l’altro, il che passa soprattutto attraverso questi gesti, come il sapere DOVE sedersi a tavola o come fare un brindisi.
In ultimo, lamentela che arriva sempre da tutti gli occidentali con colleghi cinesi a parte il fatto che si tagliano le unghie in ufficio, non salutano mai, dormono durante la pausa pranzo e tanto altro, è che non sono capaci di risolvere da soli dei problemi. Ogni minima cosa viene o abbandonata con la speranza che si risolva da sola o manda su e su nella catena di comando, fino a che arriva ad un capo sveglio che trova la soluzione. Però nota bene, i capi non sempre sono svegli.
Essere l’unico occidentale in un ufficio di cinesi non è molto facile, ma il segreto per andare avanti senza problemi è ricordarsi la regola aurea “non pretendere di cambiarli, se a casa loro, sei tu a doverti adattare”.
Per imparare come interagire con colleghi, clienti, fornitori o partner cinesi, non c’è niente di meglio del nostro corso sulla Chinese Business Etiquette.
io se posso raccontare la mia esperienza devo dire che dipende anche tanto dalle persone con cui hai a che fare.
Posto che come straniero tu sei sempre un ‘altro’ e non sei ne’ sarai mai al 100% integrato (nella vita di ufficio come in quella fuori). A dispetto di quello che pensano alcuni altri italiani vittime della sindrome “l’ultimo samurai” (che in genere in cina non sono stati o sono stati pochissimo) che come nel film con Tom Cruise credono che loro invece saranno accettati al 100% e che le colpe della non integrazione risiedono sulla persona in questione, questo succede a tutti, sempre…. puoi anche fare amicizia e tutto, ma non ci restare male se tra loro continuano a chimarti 那个老外 anziche’ per nome, e’ la cosa piu’ comune del mondo.
Detto questo, sul lavoro, alcuni sono incurioisti e amichevoli, altri ti odiano perche’ probabilmente guadagni piu’ di loro..
Se non parli cinese le possibilita’ di intrattanere relazioni anche minime scendono a picco, a meno che non sappiano parlare bene inglese, cosa non comune comunque sotto i livelli manageriali.
La vera domanda e’: ne vale davvero la pena? Tutte le conversazioni vertono immancabilmente su (in ordine sparso)
-soldi
-non guadagno abbastanza soldi
-vorrei piu’ soldi
-la Cina ora ha soldi
-sono stanco
-ho fame
-I cinesi hanno cosi tanti soldi che si possono comprare il mondo
-soldi
Dire che i cinesi hanno a cuore qualcosa che non sia e soldi o la possibilita’ di mostrare di avere i soldi e’, se non decisamente stupido, per lo meno naive. Certo, se si vuole si puo’ migliorare il livello di comunicazione con i propri colleghi, ma ne vale la pena? Onestamente stavo meglio prima quando non parlavo cinese, ora mi tocca prendere l’ascensore e sentire che vecchietta 1 non ha abbastanza soldi, vecchietta 2 rincara la dose che vorrebbe piu’ soldi, ventenne femmina posta su weibo che e’ stanca mentre il findazato e’ 饿死了.
Il vuoto cerebrale e’ completo, non solo come avevi fatto notare tu in un precedente articolo a livello lavorativo, ma anche per quanto riguarda valori, stimoli, interessi. Dopo la prima fase iniziale di curiosita’ quando si capisce che i cinesi non hanno davvero nulla di interessante da dare ma vogliono solo avere (mianzi, livello di inglese, passaporto, etc.), onestamente non riesco a capire come uno possa avere voglia di continuare a confrontarsi con loro. Come dice giustamente il buon Fabio qui sopra, non ti accetteranno mai, al massimo sei considerato la scimmietta ammaestrata che e’ tanto carina che parla cinese.
Se tu sei contento di essere la loro scimmietta, buon per te, ognuno e’ libero di fare quello che vuole, io personalmente sono ben contento di non avere piu nulla a che fare con un popolo di egoisti, razzisti, individualisti e decerebrati.
…. la regola aurea “non pretendere di cambiarli, sei a casa loro, sei tu a doverti adattare”.
BRAVO JACOPO! solo così si sta bene in casa d’altri.
Si può guardre criticamente i modi di chi ci ospita, talvolta sorridendo altre volte incavolandosi, ma tenedo sempre presente che siamo in uno spazio di un’altra cultura e vedere che , SI, spesso tener duro ne vale la pena…. per uscire dal nostro provincialismo che fa vedere il “giusto” solo da una parte.
Complimenti!
Facile parlare di provincialismo quando l’esperienza che si ha e’ una vancanza di due settimane all’anno. Rinse and repeat in qualche nazione ex unione sovietica per poi vantarsene con gli amici al bar di provincia – immagino la soddisfazione, Beppe Biondo e la Cesca devono essere davvero invidiosi! L’illusione del perfetto provincialotto e’ che semplicemente prendendo un volo all’anno, se possibile una di quelle rotte Ryanair piu’ esotiche, perche’ Amburgo e’ da provinciali mentre Lubecca, aaaaaah che splendore Lubecca, si diventa parte di questa elite misteriosa e affascinante, gli internationals! Poi pero’ appena esce il discorso – A Napoli tutti ladri! La Sinistra non vuole lavorare! La Destra sono tutti mafiosi!
Questo qualunquismo non-mi-piace-una-cosa-all-estero=provincialismo lasciamolo dove dovrebbe stare, ovvero nelle teste vuote di chi si crede superiore per aver messo un piede fuori di casa, senza avere mai avuto una VERA ESPERIENZA all’estero – visitare la Sagrada Familia a ferragosto non conta.
“Si può guardre criticamente i modi di chi ci ospita, talvolta sorridendo altre volte incavolandosi, ma tenedo sempre presente che siamo in uno spazio di un’altra cultura e vedere che , SI, spesso tener duro ne vale la pena” Ok, prediamo questo articolo http://time.com/3825066/girls-who-escaped-isis-describe-systematic-rape/ Questo articolo parla degli stupri sistematici perpetrati dalle forze dell’Isis nelle zone occupate (te lo dico perche’ probabilmente nelle vacanze a Sharm-el-Sheik non si impara abbastanza inglese). Allora leggendo il tuo commento precedente dovrei pensare – beh oh, cioe’, la vimla che dice che lei non e’ provinciale E QUINDI NON LO E’, cioe’, prende un ryanair all’anno e va a Lubecca mica ad Amburgo, ci sta, ecco lei dice che bisogna rispettare le altre culture, a casa loro, e se lo dice lei ci credo eh, ecco allora ora mi arruolo, cioe’ e vado a struprare perche’ va rispettato quello che fanno, magari decapito un po, cioe’ alla fine e’ la loro cultura, e lo dice la vimla.
Avere una cultura diversa NON SIGNIFICA dover accettare necessariamente, non importa se a casa loro o meno. Ripetere come un pappagallo quello che si legge sull’internazionale potra’ forse funzionare al bar sport, ma ogni tanto converrebbe usare il cervello prima di sputare frasi fatte, soprattutto con persone che quell’esperienza hanno vissuta in prima persona.
Dicci, portavoce della brianza internazionale, sacerdote dell’apertura mentale padana Napoli=ladri, aruspice della fraternita’ dei popoli, dicci quando possiamo aprire bocca e dire la nostra opinione senza essere etichettati come provinciali, e quando invece ne abbiamo il diritto.
Un saluto da una grande citta’ con milioni di abitanti situata all’estero.
si caro Gaetano.
Gli italiani sono provincialissimi proprio per quello che dici tu.
perchè pensano di trovare quello che c’è a casa loro in tutto il mondo, perchè non sono abituati al mondo, perchè fanno analisici sociologiche dopo una settimana di vacanza all’estero…
mi tolgo da questa moltitudine , tanto è vero che in famiglia abbiamo allevato un figlio abituato al mondo, che lavora in Cina, che ha sposato una cinese, che il cinese lo parla e che ha rispetto del Paese che lo ospita….
aggiungo: non sputo sentenze, non sono la brianzola che va a Lubecca anzichè ad Amburgo e tu, prima di titolare le persone che commentano, informati chi sono. Un commento a te , come il tuo verso di me, io che non ti conosco e che non conosco la tua storia non lo avrei mai fatto, ad esempio.
Mi permetto ti intervenire, anche se nuova del blog, in quanto i toni aggressivi di Gaetano mi hanno lasciato basita. Se l’Italia e gli Italiani sono diventati una massa di trogloditi razzisti, seguaci di Salvini, terrorizzati del diverso, e’ anche grazie a chi si permette di sputare veleno su una cultura straniera, senza averla assaportata fino in fondo…
Tu dici di abitare in Cina eh, si’ certo mi immagino, uscirai solo con italiani, andrai a bere la birra in bar per occidentali rigorosamente importata, abiterai in un bel palazzo, dentro al tuo bel appartamentino non avrai nemmeno la sensazione di essere veramente in Cina. Ma ci sei mai stato in strada in mezzo alla gente? Hai mai chiesto a un tuo collega qual e’ la sua storia?
Te lo consiglio -sai- perche’ potresti scoprire delle cose interessanti!.
Per esempio io sono stata in Libia, prima che la situazione diventasse troppo pericolosa, e ti assicuro che gli arabi non sono tutti degli strupratori assassini, ma gente con un cuore d’oro, si cercano di aiutare l’un con l’altro, a scappare dalle zone di guerra e venire per esempio in Italia a cercare di farsi una nuova vita lontano dai pericoli. Tornerei laggiu’ anche domani… A prescindere dall’isis che vabbe non stiamo nemmeno a discuterne…
I cinesi mi sono sembrati delle piacevolissime persone, quando sono stata a fare volontariato nel Guizhou a Qiannan, ho avuto il piacere di incontrare uomini, donne e bambini semplici SI, ma con una storia da raccontare, tradizioni da tramettere e sentimenti…quelli che mancano a te invece!
Comunque sia mi sembri davvero una persona che vive nel proprio castello di carta con le proprie convinzioni cattolico-occidentali, e che non guarda al di la’ del proprio naso.
Apri gli occhi Gaeta’!
io sono stato anke a londra ( London ) una volta… sono PAZZI quelli! lol bevono la birraa come se fosse acqua giuro. e poi noi ce l abbiamo tanto con i marocchini e gli africani va beh…. ciao
“apri gli occhi Gaetà”! beh, grazie Irene 🙂
Potresti scrivere anche un articolo su “come si rimorchia in Cina”? Ovvero: Come fare l’ occhiolino a mandorla e scatenare il maialino in agrodolce.
non ci vuole davvero molto…non e’ affatto difficile trovare ragazze in Cina. Pero’ devi considerare che queste ragazze che trovi facilmente andarebbero con te come andrebbero con un qualsiasi altro occidentale, in verita’ non vanno con te perche’ sei bello/figo/ganzo/ecc, vanno con te perche’ sei occidentale. Questo vale chiaramente meno a Shanghai che Chongqing, ma grosso modo e’ una costante.
Lungi dal voler esser stato serio nel commento da me medesimo postato, ti ringrazio comunque Fabio per l’interessamento. Ad ogni modo confermo quanto tu hai scritto: ” in verita’ non vanno con te perche’ sei bello/figo/ganzo/ecc”, poiché sono tutto il contrario di ciò, e aggiungerei inoltre povero e disoccupato. Il lato positivo di questo insieme di difetti? Sono simpatico… forse.
io sono in Cina da 7 anni e purtroppo posso dire senza problemi di non essere mai riuscito ad avere alcun rapporto con i colleghi a causa della mia incapacita’ nell’imparare il cinese ma sopratutto del mio stile di vita ipermonotono e pantofolaro (e se non parli cinese, non bevi, non fumi, non frequenti bar/ktv, non mangi piccante, etc etc giocoforza le occasioni per avvicinarsi ai colleghi sono pari a 0).
Devo dire pero’ che molti conoscenti che parlano cinese mi confermano che i loro discorsi (per lo meno nelle grandi citta’ come Beijing, Shanghai, Shenzhen, etc) vertono sempre e solo sui soldi e su come guadagnarne di piu’ oppure mostrare di averne).
Di tutta la tradizione millenaria cinese vi assicuro che a Shenzhen non ne trovate traccia.
anche in italia i colleghi parlano di calcio, o di calcio (a volte si litiga anche di politica), e le donne pure peggio… Sono d’accordo che questo in Cina avvenga forse un filo piu’ spesso, anche perche’ hanno tempo libero zero da quando iniziano la scuola alla pensione, quindi meno possibilita’ di crearsi interessi. I soldi sono un problema costante per il cinese medio che come si suol dire e’ nel panino, schiacciato dalle richieste di denaro per il pargolo e per i genitori (in Cina il sistema pensionistico, sanitario e sociale non assite come in Italia, ricordiamocelo quando andiamo in ospedale o quando non dobbiamo essere noi a dare i soldi ai genitori, quando non dobbiamo pagare lezioni su lezioni ai figli, ecc.)…
Per la tradizione millenaria, sinceramente in Cina si fatica a vederla, un po’ spazzato via tutto dal communismo, un po’ la modernizzazione e’ una copia carbone di quella occidentale (in cina piu’ sei ricco e piu’ vivi da occidentale), si ritrova in alcune piccole cose.. Shenzhen e’ una citta’ che fino a 30 anni fa non esisteva, cercare la Cina millenaria li’ e’ dura…(5000 anni, molto discutibili tra l’altro)
Gentile Fabio,
trovo nuovamente le sue esternazioni, ahimé, fallaci. Procedendo à rebours tenteró di chiarirle le idee: la cittá di Shenzhen ha radici ben piú profonde di quanto lei (forse malignamente) implica; fondata nel periodo Han, il sobborgo di Yan’tian, oggi spina dorsale della metropoli, é stato nel corso dei secoli uno dei maggiori centri salieri della provincia del Gwong’ Dung.
Se Lei poi avesse avuto l’ardire d’abbandonare, per qualche fugace minuto della sua esistenza, il crepuscolo dell’insipienza, ed avesse anche sol distrattamente sfogliato gli scritti etici di Confucio, saprebbe allora quanto la struttura sociale Sino-Mongola sia inveterata anzichenó. Limitare la dialettica parentofiliale al mero danaro, non é solo affar gretto, ma anche superficiale.
Ma giungendo, per usare un giovanilismo, al succo della faccenda, l’eradicazione della tradizione millenaria da parte di ció che Lei, con un errore di battitura (cosí ci si augura), chiama “communismo”, mi pare una sciamannata farneticazione dervisciana. Come Lei ben saprá (ripetita: ci si augura), prima dell’incontro con Chou En-Lai presso l’universitá di Gottinga nel 1925, il padre fondatore dell’infame Esercito di Liberazione Popolare, Zhu De, ben face parte dell’onorevole campagna Kuomingtanghiana per il rovesciamento di Yüan Shih-k’ai. E questo é solo il piú luminoso di un’infinita serie di paradigmi che potrei fornirLe al fine di provare la Sua sopracitata fallacia.
Lungi da me agginger nafta sul tizzone del revanscismo, anche un infante saprebbe accorgersi di quanto sia endemico ed autoctono il darwinismo sociale in Cina, “ex post” cosiccome “ex ante”.
D’esser mosca bianca sono ormai abituato, ma sapere d’aver levato anche solo un semino di senape dell’asineria di questo mondo, é per me l’unica gratificazione.
Wir lehren nicht blos durch Worte; wir lehren auch weit eindringlicher durch unser Beispiel. – Johann Gottlieb Fichte
evidentemente hai qualche difficoltà a premere il tasto “rispondi” ai post scritti dalla gente, non ci si spiega perché altrimenti scrivere un post di risposta così separato, fatti un bel corso di Netiquette http://en.m.wikipedia.org/wiki/Netiquette
Sei forse rimasto indietro di 20anni che ti ostini a non usare la traslitterazione in pin yin? vieni nel nostro secolo…
Su shenzhen leggiti la storia, minuscola città prima della metà degli anni 70 http://en.m.wikipedia.org/wiki/Shenzhen#History
Quanto alla modernizzazione e la relazione tra comunismo e distruzione della tradizione cinese non sono io che la penso così, è un fatto provato. Certo se te continui nelle tue sparate con linguaggio completamente non opportuno al luogo dove ti trovi è un grosso problema. Dimostra che la cultura millenaria cinese è stata distrutta massivamente prima del comunismo e non durante come affermano praticamente tutti gli autori….
Dove avrei limitato la dialettica parento-filiare al denaro? Quota dove lavrei scritto…
Mi pari l’ennesimo imbecille che neppure legge, parte con le sue boiate in quarta, senza neppure capire di che si parla…. Continua se ti fa piacere. Vedo che ci prendi una certa soddisfazione…
Caro Fabio,
non sono prono, ahimé, ad accettare lectio magistralis di maniera, da chi fa un uso tanto scialacquato di punteggiatura e sintassi.
Ritengo il Pin’Yin un’abominio non solo semiotico e semiologico, ma addirittura ermeneutico, degno di un infame assassin di patria quale fu Ciu EnLai; all’opposto, il Wade-Giles conserva l’eleganza romanza della traslitterazione pre-maoista. Non a caso, é ancora ampiamente in utilizzo nella nazionalista e consociativa Taiwan.
Per ció che concerne la storia di Shenzhen, l’unica chiosa che mi sento di fare é: se la Sua fonte di informazione é Wikipedia, un coacervo di falsitá dove ogni quisque de populo puó dir la sua, non mi strabilia che vengano costruiti tanti castelli per aria. Nel caso in cui se la cavicchi con l’Inglese, le consiglio questa lettura molto interessante piuttosto https://books.google.com.hk/books?id=6dR9y4q66vQC&pg=PT275&dq=history+of+shenzhen&hl=en&sa=X&ei=Yw5tVeiwDs738QWl94OQAQ&ved=0CEsQ6AEwBw#v=onepage&q&f=false. Suppongo che si trovi anche qualche degna traduzione in Italiano comunque.
Visto che mi vengono richiesti dei ditto, cit. “Quanto alla modernizzazione e la relazione tra comunismo e distruzione della tradizione cinese non sono io che la penso così, è un fatto provato” – leggendo tanta sicumera, sorrido pensando a come fino a poco tempo fa un comune raffreddore veniva curato, con unanime accordo, con salassi di comuni sanguisughe. Se Lei si sente a suo agio nel seguir il flusso dell’opinione comune, potrebbe finire esangue ancor prima d’aver capito la causa del Suo male.
Come avrá probabilmente notato, é Lei a parlare di assistenzialismo intrafamiliare come necessitá de facto in Cina; qualora le serva che le ripeta parola per parola ció che Lei stesso afferma, non esiti a formulare la richiesta.
Non comprendo come il mio linguaggio possa non essere opportuno; come poc’anzi affermato, qualora alcuni dei miei lemmi le risultino oscuri, puó visitare questo prezioso sito on-line per chiarire i suoi dubbi http://www.dizionario-italiano.it/
Lei mi da dell’ “imbecille”, che, come ben saprá (?) trae il suo etimo dal latino “in baculum” – senza bastone. Ma appare cristallino a tutti i lettori che, se vi sono alcune nozioni malferme, son proprio le Sue.
Caro Gianluca – Sant’Isidoro di Siviglia, protettore della Grammatica, fa’ sí che quella kappa sia solo un nom de plume – risponderLe non varrebbe la derma consumata sulla punta dei miei polpastrelli
In regione caecorum rex est luscus – Desiderius Erasmus Roterodamus (al secolo Erasmo da Rotterdam) – 1500 D.C. ca.
@Pecora,
mi pare tu abbia davvero grossi problemi di comprensione.
Ti ripeto un’altra volta:
ho scritto ” I soldi sono un problema costante per il cinese medio che come si suol dire e’ nel panino, schiacciato dalle richieste di denaro per il pargolo e per i genitori ”
tu hai scritto ” avesse anche sol distrattamente sfogliato gli scritti etici di Confucio, saprebbe allora quanto la struttura sociale Sino-Mongola sia inveterata anzichenó”
questo in primo luogo non c’entra nulla con quello che ho scritto io, spero non ci sia bisogno di scendere in dettaglio, ma credo di si invece. Gli scritti etici di confucio di che hanno sono? Lo sai meglio di me… Adesso che anno e’ invece? (guarda il calendario)… i problemi sono forse gli stessi? Ai tempi di confucio i cinesi dovevano generalmente spendere una parte cosistente dei loro averi per educare i figli (scuola, maestro di inglese, di musica ecc.)?
l’assistenzialismo intrafamiliare e’ una necessita’, ed e’ ben chiaro ed evidente…fatti un salto qui in cina e parla con qualcuno. Vediamo se ti dicono cose diverse rispetto a quelle che dicono a me.
Sul pin yin/Wade-Giles, dimostri solo di essere una persona che non e’ capace di adeguarsi ai tempi. Continua pure ad essere un elemento retro trainante, continua ad avere la tua bislacca opinione, il resto del mondo continuera’ ad usare il Pin Yin, sicuramente presto anche a Taiwan.
Il tuo linguaggio mi e’ tutto meno che chiaro, il fatto che tu ti ostini a scrivere in questa maniera assurda su un blog dimostra ancora una volta la tua inadeguatezza al mezzo di comunicazione scelto, che assolutamente non richiede il registro che usi. Sarebbe gradita una tua sintonizzazione con il presente decennio. Ma se scrivere in quella maniera arcaica serve per darti un tono e per farti sentire importante, nonche’ far sembrare argute le boiate che scrivi allora continua pure… sappi che fin’ora non ti ha cagato nessuno pero’…
Legittimo contestare wikipedia, cortesia vorrebbe che se si vede una voce contenente falsita’ ci si adoperi per correggerla. Wikipedia, tra i tanti difetti, ha il pregio di accettare le modifiche da tutti, se supportate da documentazione attendibile. Quindi ti prego, fatti avanti e correggi la voce “storia di shenzhen” su wikipedia.
Continuo a ritenerti un “emerito imbecille”, che al di la’ di una evidente ossessione per uno stile antiquato, una evidente incapacita’ di mettersi al passo con in tempi e i luoghi in cui si esprime, non e’ neppure capace di comprendere quanto viene scritto dagli altri, come evidenziano i suoi commenti sul presunto “monolinguismo” incitato nell’articolo sulla scuola italiana a Pechino, e pure piu’ o meno tutti gli altri fatti fino ad adesso… sui quali piu’ volte ti ho chiesto di chiarire, ma al cui chiarimento ti sei sempre sottratto. Semplicemente perche’ nulla c’e’ da chiarire per una persona che non comprende.
miii zio fabio c’ha STRARAGIONE!! ma parla come magnii che non si capisce UN CA***O la pecora ce l’hai in testa LOL
[…] a scegliere proprio niente e non vi sono neanche sanzioni pecuniarie nel caso capiti. (Una mia collega ha avuto due gemelli con un hukou cittadino. Non è successo […]