Dopo aver postato l’articolo sui colleghi cinesi che ho scritto per Sapore di Cina, oggi spazio fino a Though Catalog ed un articolo che mi aveva colpito già da tanto tempo ma che non ho mai avuto occasione di tradurre, fino ad oggi.
Qui l’articolo in lingua inglese, scritto da Andrea Xu, una ABC (American Born Chinese).
Tutti dovrebbero fare un’esperienza in Cina
Meglio quando sei giovane e resistente, così che l’inquinamento non sia un problema. Essere immersi nell’inquinamento costante, soprattutto quando vi sono giorni in cui non riesci neanche a vedere il sole, ti farà chiedere come sia possibile che così tanta gente riesca a viverci. Al tempo stesso però, ti farà apprezzare enormemente l’ambiente e, forse, tenere in maggiore considerazione la sua protezione.
Nonostante vivere in Cina significhi essere circondati da 1,4 miliardi di persone, vi saranno momenti in cui ti sentirai tremendamente solo. Comprenderai meglio il potere e l’importanza dei rapporti umani, apprezzando maggiormente il rapporto che hai con i tuoi parenti e amici. Potrai anche diventare meno timido e più incline ad attaccare bottone con degli sconosciuti, creando legami e amicizie che altrimenti ti sarebbero stati preclusi. Vai a vivere in Cina per immergerti completamente in una cultura il cui linguaggio e le forme di espressione sono completamente differenti, dove la gente è incollata ai propri smartphone e tablet, e dove la maggior parte dei giovani sono cresciuti senza fratelli o sorelle. Sarai meravigliati di quanto siamo simili e al tempo stesso differenti, legati dall’essere tutti umani. Sperimenta con mano le spinte, il saltare le file, il costante strombazzare dei clacson, gli sguardi stupiti diretti a te, il battito cardiaco accelerato mentre rischi la vita a schivare le macchine mentre attraversi la strada. Imparerai la pazienza. Se sei uno straniero, puoi avere un fan club tutto tuo, composto da gente che ti ferma per strada per fare una foto con te ed essere nel cellulare di centinaia di ragazzine cinesi. Se sei un cinese cresciuto all’estero, o comunque hai i tratti somatici asiatici, preparati ad essere visto come un interprete, anche se il tuo amico occidentale 100% ha un cinese migliore del tuo. La gente sarà confusa dal fatto che sei statunitense ma hai origini cinesi e sperimenterai sulla tua pelle il problema dell’identità di razza che non avresti mai provato altrimenti. Se sei una ragazza, vai a vivere in Cina e sii soggetta a discriminazione sessuale sia implicita che esplicita. Cammina a testa alta mentre vieni squadrata da uomini cinesi che ti spogliano con gli occhi. Mostra la tua forza facendoti valere su uomini che pensano possano dirti o farti qualsiasi cosa vogliano. Usa queste esperienze per dedicarti maggioramente alla battaglia dei diritti delle donne.
Vai a vivere in Cina ed emergerà il secchione assopito che c’è in te. Osserva la giustapposizione fra i grattacieli torreggianti di fianco a vecchi complessi diroccati, dove alla fine di strade contornate da grandi firme della moda, come Luis Vuitton e Fendi, vi sono vecchi carretti e tappeti pieni di cianfrusaglie cinesi. Divertiti in uno stato che solo 30anni fa era stato messo sotto sopra dalla Rivoluzione Culturale ed ora è all’avanguardia, facendoti sentire che sei in un momento storico cruciale, come qualche qualcosa di importante debba accadere in ogni momento. Assapora l’emozione.
Quindi lascia le grandi città e spostati in un villaggio rurale. Fatti trasportare indietro nel tempo e osserva la semplicità della vita. Osserva i bambini correre e giocare scalzi in mezzo ai campi, i contadini aiutati dai bufali a piantare il riso su ripidi pendii, i polli scorrazzare contenti e i vecchi con la pelle oramai di cuoio e coi denti mancanti. Vedi se qualcuno non viene verso di te chiedendoti aiuto per leggere le scritte su un pacchetto di semi, scommetto che succederà. Non importa che tu stia nel villaggio a lungo o per breve tempo, l’importante è ricordarsi sempre del contrasto. In un Paese con città come Shanghai e Pechino, ma anche con villaggi sperduti nelle montagne dove sarebbe difficile immaginare il motivo che abbia spinto della gente a mettere radici lì e come semplici comodità come l’elletricità siano in realtà un lusso. La Cina è una nazione in via di sviluppo? Forse. Vai in un villaggio, imparerai a pensare, imparerai che le priorità possano cambiare. (Ricordati di andare in bagno almeno una volta, ti assicuro che sarà solamente un buco nel terreno).
Vai a vivere in Cina e sperimenti il caos, la gente, la cultura e il cibo. Vai e incontra nuova gente, parla con gli estranei, conosci la loro storia, sarà così diversa da ciò che sei abituato a sentire. Sii spinto e tirato, sentiti solo e apprezza l’umanità di quelle persone che non stanno cercando di fregarti o interromperti quando fai fatica a trovare le parole in cinese. Abbraccia e accogli questo popolo, ridi quando sei tirato giù da mille frustrazioni e vorresti solamente gridare. Succederà. Quando tornerai a casa, sarai una persona nuova, e soprattutto, avrai tante storie da raccontare. Storie di risciò, baijiu, errori di pronuncia, venir fregato, bambini che defecano in mezzo alla strada, e tutti quegli eventi caratteristici cinesi che hanno dato un vero valore a questa esperienza all’estero. Non te ne pentirai.
Tutti dovrebbero fare un’esperienza in Cina. Almeno una volta.
Bel io ci andrei volentieri e probabilmente ci rimarrei pure. C’è il solito piccolo problema: ci vogliono i soldi! Io quest’anno, se va bene, a malapena riuscirò a farmi 2 settimane di campagna. Forse non farò nemmeno quelle data la mancanza di lavoro. Vabbè in ogni caso sarebbe meraviglioso andare in Cina.
Va bene, la prossima volta andiamo nella Cina rurale. Direi che l’autore dell’articolo è in sintonia con te
Bello. Sono d’accordo con l’articolo e con il commento di Alessandro 😉
Molto interessante! Vedo che l’autrice però enfatizza molto il parlare con chi ti circonda, l’attaccare bottone, il parlare con estranei e ascoltare le loro storie…lo interpreto come un “chi non parla cinese potrà vivere questa esperienza solo in piccola parte”. L’impressione che ho avuto è che (a parte a Shanghai) la maggior parte dei cinesi non masticasse abbastanza Inglese per avere una conversazione con me. Nonostante questo mi sono ritrovato un pochino in quanto descritto dall’autrice.
Chiaramente non è mia intenzione dire che dovrebbero sapere tutti l’inglese; è solo una piccola riflessione dato che l’articolo è molto bello ma al momento questa esperienza sembra fuori dalla mia portata. Quanta importanza dai tu al sapere parlare la lingua, Jappo? 100%?
Ma sai, a mio avviso la lingua è sempre lo strumento più importante da cui iniziare. Del resto qualsiasi comunicazione la necessità e solo con quella puoi carpire la cultura e gli usi e costumi del luogo.
Certo è che oramai la Cina, soprattutto Shanghai, può essere un porto sicuro anche per chi non conosce a fondo il mandarino. Ovviamente non puoi avere questa profonda comprensione della tradizione, ma sicuramente non ti preclude a priori la possibilità di una esperienza in loco.
Infine c’è HK, dove con l’inglese vai praticamente dappertutto, ma insomma..sappiamo che HK è “Cina” fino ad un certo punto.
io non parlo cinese e questo mi preclude praticamente qualsiasi possibilità di “immersione”, mi chiedo però fino a che punto anche il miglior mandarino possa aiutare… nel senso che poi la Cina è talmente vasta che sopratutto nelle zone rurali c’è il rischio non ti capiscano.
Mia suocera ad esempio non parla un mandarino accettabile (della serie in ospedale non riusciva a capire cosa dicessero dottori ed infermiere) pur essendo cinese.
È sempre un terno al lotto, ma di sicuro sapere il mandarino è meglio di niente, anche per comunicare nelle zone rurali.
In questo senso ho avuto diverse esperienze, Henan, Sichuan, Guanxi e altri, a parte nel Guanxi dove si parla quasi Cantonese, negli altri son sempre riuscito a capire come pronunciavano certe sillabe (chi inverte ‘n’ e ‘l’, chi pronuncia ‘si’ al posto di ‘shi’ etc). Dopo qualche giorno di immersione, alle orecchie suona come se fosse mandarino standard…