Leggendo il nostro blog vi sarete già imbattuti nelle esperienze un po’ eccezionali che si possono fare in Cina. Jappo per esempio ha già spiegato come incontrare Ibrahimovic e Cavani in 10 passi, io vi ho già parlato della mia partecipazione ad un programma tv di appuntamenti al buio (anche se non ho mai visto la messa in onda e non sono riuscito a darvi il link per guardarlo), siamo persino stati ripresi in casa mentre giocavamo a Majiang dalla CCTV, ma la lista di stravaganze continua ad allungarsi.

Grazie al mio coinquilino/giornalista/star della tv/Don Giovanni Mohammed, ultimamente ho avuto occasione di partecipare ad un “nuovo” programma tv cinese, sulla Hubei TV, intitolato “Informal Talks” (feizhengshi huitan 非正式会谈, qui trovate un altro articolo de il quotidiano italiano che ne parla). Il format si inserisce in un contesto già florido di programmi che fanno conoscere agli spettatori gli stranieri residenti in Cina che parlano la lingua e vivono appieno la cultura del paese. Copiato di sana pianta da uno show coreano, in cui 8-10 stranieri da ogni parte del mondo si confrontano su temi spesso scottanti, il format è stato adattato in due diversi show: quello a cui ho partecipato io e un altro sulla Jiangsu TV che si chiama in maniera simile (feishounao huitan 非首脑会谈, tradotto con Non-summit).

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Quando ho partecipato, come rappresentante “occasionale” dell’Italia, conoscevo già la maggior parte dei concorrenti fissi. Con me c’erano ragazzi provenienti da Korea, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Egitto, Iran, Russia, Spagna, Argentina, Francia, Germania e Iran, tutti molto in gamba, dotati di una dimestichezza con il cinese decisamente fuori dal comune e con esperienza più o meno lunga nel campo (il coreano e l’americano sono dei professionisti del piccolo schermo in Cina, per esempio). Al contrario di quello che pensavo, essere coinvolto in un progetto del genere può essere molto impegnativo. I produttori inviano con una settimana di anticipo a ogni partecipante tutti gli argomenti trattati durante la puntata. Bisogna rispondere a tutte le domande e cercare di trovare aneddoti o storie divertenti per ogni topic, per poi inviarle per una revisione, studiarsi le risposte e ovviamente cercare di aggiungere una nota divertente ad ogni intervento e prepararsi anche all’improvvisazione.

In una giornata di registrazioni vengono completate 2 o 3 puntate della serie e le riprese durano tutto un weekend. Per me è stato abbastanza rilassante stare nell’albergo e aspettare il mio momento di gloria, ma per gli altri ragazzi “fissi” è stata una sfacchinata. 4 ore di riprese per puntata, con break minimi per cambiarsi, ritruccarsi e mangiare qualcosa, dalle 10 di mattina alle 12 di sera, il tutto nel week-end. Gli argomenti trattati spaziano da “standard di bellezza” a “ragazzi-padre”, da “storie di fantasmi” a “malattie terminali” e si cerca di accendere la discussione e di far confrontare i vari punti di vista dei partecipanti per approfondire il tema.

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Durante la puntata a cui ho partecipato io, si è parlato di “chirurgia estetica” e “discriminazione”, temi su cui mi sono dovuto confrontare con i più conservatori partecipanti medio-orientali e russi, appoggiato dall’avamposto occidentale. Ad inizio puntata i miei colleghi hanno avuto tempo di esprimere i loro punti di vista sulle stranezze dell’Italia e degli italiani e ho avuto anche occasione di spiegare il significato di alcuni dei gesti che per noi del bel paese rappresentano movenze istintive a corredo della nostra retorica. Ho dovuto difendere la nostra fama di latin lover e mi sono trovato a rifiutare categoricamente l’accusa di popolo “tirchio”. Ci ha raggiunto anche una popolare chirurga estetica di Pechino, che ha imbastito un discorso strappalacrime e a mio parere anche intriso di ipocrisia sull’importanza del rimanere sé stessi (cioè non usare la chirurgia estetica).

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Vi consiglio, soprattutto se studiate il cinese, di dare un’occhiata allo show e comunque in generale a tutti gli show di questo tipo, che non solo incoraggiano a studiare la lingua con più passione, ma offrono anche l’occasione di ascoltare il putonghua parlato da stranieri, più comprensibile ad un orecchio inesperto. Sicuramente non riusciremo a diventare tutti dei piccoli Dashan (personalità dello spettacolo cinese, di origini canadesi, dotato di una proprietà di linguaggio in mandarino assolutamente fuori dal comune) ma queste sono comunque occasioni per trarre ispirazione e confrontare un po’ le diverse culture che si mischiano quotidianamente nelle metropoli cinesi. Dato che l’italiano è una delle lingue più studiate al mondo, magari si potrebbe anche pensare di fare qualcosa di simile da noi , anche se mi rendo conto delle difficoltà nel sostituire i programmi fantastici di Barbara d’Urso e Maria de Filippi.

Un ringraziamento finale va certamente a Mohammed per la raccomandazione e ai truccatori e parrucchieri dello show che per un giorno mi hanno fatto dimenticare la mia alopecia avanzante. Al link potete guardare la puntata in cui ci sono anche io e anche le altre della serie. Buona visione!