La sconfitta del Giappone - 70esimo anniversario

70 anniversario della sconfitta del Giappone e della vittoria sul fascismo

Il 3 settembre, vi è stata la parata militare che doveva celebrare i 70 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale, ma che in Cina viene ricordata formalmente come “la sconfitta del fascismo” (反法西斯战争胜利) e che parlando con qualsiasi cinese che ho incrociato nel mese passato è sempre stata nominata come la “sconfitta del Giappone“.

Ora, visto che i cinesi non sono sempre fortissimi nel ricordarsi esattamente come la Storia sia andata non gli ricorderemo che il Giappone è stato piegato dagli americani e non da loro.

Ovviamente il giorno della parata vi era un cielo incredibilmente azzurro e privo di nuvole, una temperatura ottimale, una totale assenza di inquinamento e neanche una macchina per strada. Per ottenere questo le fabbriche attorno a Pechino sono state chiuse da inizio del mese scorso e dal 20 agosto le auto potevano circolare solamente a targhe alterne, proprio come prima dell’APEC dell’anno scorso.

Il risultato sono state due settimane incredibili, che hanno dimostrato quanto Pechino possa essere una città vivibile ed affascinante, ma non è l’unico aspetto su cui ho riflettuto in questi giorni.

Ciò che più mi ha colpito non è neanche stata la capacità del governo cinese di mobilitare masse, bloccare produzioni, limitare il traffico o controllare il tempo metereologico, bensì la propaganda anti-giapponese proposta nei giorni antecedenti alla parata.

Del resto si sa di tutti gli orrori commessi dai giapponesi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, a partire dall’incidente del Ponte Marco Polo, per finire con lo stupro di Nanchino, ma mi lascia sempre perplesso il fatto che un governo debba istigare l’odio nei confronti di un altro popolo, soprattutto per un fatto accaduto 70 anni fa quando l’80% della popolazione giapponese non era ancora nata.

Di questa idea è ovviamente anche il primo ministro giapponese Abe, come si può leggere nel riassunto del suo discorso. Il problema però è che il Giappone non ha MAI chiesto scusa per tutte le atrocità commesse durante la seconda guerra sino-giapponese. Capisco quindi il non dover porre sulle spalle dei figli gli errori dei padri, ma bisogna assumersi delle responsabilità e non nascondere la polvere sotto il tappeto.

In un paese, la Cina, dove uno dei concetti fondamentali è la mianzi (concetto dai molteplici significati ma che qui significa “rispetto”) , è inaccettabile che non vengano presentate delle scuse formali. Dall’altro lato, il Giappone, un paese fiero e con una lunga lista di suicidi fatti per “disonore”, non è facile ammettere di aver sbagliato, soprattutto in maniera “poco onorevole”.


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