In Cina non c’è nulla di più vero del fatto che le apparenze ingannano, ma è anche vero che molto si basa sulle apparenze, uno dei tanti modi di tradurre il concetto di mianzi. Mentre per un cinese può anche essere comune fare un business meeting in maglietta, pantaloncini e infradito (giuro che mi è capitato), è bene che un occidentale si presenti in maniera più appropriata, soprattutto se italiano. Del resto, non siamo forse il paese della moda?
Forse però potrebbe convenire farsi fare un vestito su misura da un sarto cinese, piuttosto che prenderne uno in serie in una marca famosa Italiana. A parte il fatto che, fosse anche solo per lo stesso prezzo, il modo in cui calza un vestito su misura, è tutta un’altra cosa.
In passato ho già descritto la densità di ristoranti e soprattutto di parrucchieri in una tipica città cinese. Ora è la volta di sarti e sartorie poiché in un raggio di un paio di chilometri da casa mia ci sono almeno 3-4 sarti.
Personalmente, tutti i miei completi e il 90% delle mie camice, sono fatte su misura e non ho neanche speso un capitale. La cosa bella è che stando attenti al sarto dove andare e al tessuto da usare, si può anche spendere 1300 RMB (circa 200 €). L’importante è saper contrattare.
I sarti economici
Un tempo li trovavi allo Yashou Market di Sanlitun (ora chiuso) e al Silk Market. Ti fanno scegliere la stoffa e ti prendono le misure, poi mandano il tutto ad un laboratorio che sforna vestiti a più non posso. Sono quelli che ti possono anche promettere il vestito in due giorni.
In ogni caso, anche se i loro costi sono minimi, cercheranno sempre di strapparti un prezzo elevato. Nel 2009, per un completo e due camice spesi 1100 RMB ma ne avevano chiesto inizialmente almeno 5-6000.
Se da un lato il prezzo è attraente, siate pronti ad una prova vestito quasi finta dove l’unica richiesta di modifica riguarda la posizione dei bottoni. Il problema maggiore lo riscontro sempre nelle maniche, che son fatte in modo che calzino bene col braccio rilassato, ma sia strettissime non appena lo si piega. Ho dovuto litigare quasi ogni volta per aver le camice rifatte con una manica accettabile.
I sarti “medi”
Generalmente hanno delle stoffe di qualità migliore, o una scelta di qualità molto più vasta, con anche dei tessuti importati. Necessitano di più tempo e fanno fare più prove durante il corso della produzione. Molto spesso hanno un piccolo laboratorio nel retro-bottega in cui qualcuno è constantemente dedito al “taglia e cuci”.
Il prezzo varia molto dal tipo di stoffa che si sceglie e dalla fattura del vestito, ma ad occhio direi che ci si potrebbe aggirare sui 2000-2500 RMB.
I sarti d’alta gamma
Solo materiale importato di prima scelta, soprattutto da Inghilterra e Italia. Attenzione al cliente e ai dettagli elevata. Li riconosci perché più che una bottega da sarto sembra un negozio d’alta moda con una zona dedicata alla scelta delle stoffe. Qui non ho esperienze dirette ma parlando con un amico che è proprietario di un posto del genere, il costo minimo per un completo (senza camicia o panciotto) si aggira sui 5000 RMB.
In generale ogni sarto può confezionare sia abiti occidentali che tradizionali cinesi, come ad esempio i qipao (il vestito in cui il mio amico si è sposato) anche se, viste le poche occasioni che vi sono per indossare un abito classico cinese, forse sarebbe meglio rivolgersi ad un sarto più economico.
Per lavorare e fare business in Cina è necessario comportarsi e presentarsi in un certo modo. Il comportamento appropriato è difficile da imparare, poiché vi sono moltissime regole di cortesia completamente differenti rispetto all’occidente. Spesso sento dire che i cinesi sono maleducati, ma la verità è che vivono in una cornice di valori differenti dalla nostra e spesso siamo noi a risultare maleducati. Quello che possiamo fare senza fatica, è almeno vestirci bene, ma per evitare delle brutte figure iscriviti alla newsletter: a inizio ottobre un regalo di grande valore completamente gratis (solo per gli iscritti)!
“Spesso sento dire che i cinesi sono maleducati, ma la verità è che vivono in una cornice di valori differenti dalla nostra e spesso siamo noi a risultare maleducati.”
Sbagli. I cinesi, quando vogliono sanno essere educatissimi. Il cinese medio, quando parla con il CEO di un’azienda, o una persona importante, o un cliente con i soldi, mica spinge, o grida nelle orecchie, o taglia la strada, ruba il posto. Anzi, dimostrano di essere cosi educati da risultare quasi eccessivamente servili.
Quando invece di devono confrontare con una persona qualunque, che non porta alcun beneficio economico e/o mianzi, magicamente si dimenticano di tutte le regole, se ne fregano, sputano, spingono, trattano male. A me un caso non sembra.
La vera prova della loro VOLUTA maleducazione e’ che se vogliono possono essere molto educati, dimostrando che conoscono le regole della buona educazione, ma spesso decidono di non dimenticarle. Il motivo? In Cina non esiste altro valore se non i soldi, quindi o porti un beneficio economico (e vieni trattato bene), oppure non conti nulla (e verrai trattato in maniera maleducata).
Ciao Gaetano,
ti ha già risposto Marco con quello che stavo pensando.
Quello che dici è vero, ma la verità è che siamo noi a risultare maleducati quando (come dice marco) non versiamo fa bere, non facciamo il ganbei o addirittura diamo la business card nel modo sbagliato.
Non mi sembra di avere mai detto – i laowai si comportano sempre in maniera educatissima e consona alle usanze cinesi.
Ho detto che i cinesi sanno essere educati quando gli conviene (per motivi puramente economici e/o mianzi), quando non gli conviene si dimenticano magicamente che intorno a loro ci sono persone.
Ti sembrerebbe normale dare a CEO la business card a due mani, mentre al sales executive la dai a una mano? Ovviamente no. Se una persona non conosce la prassi, sbaglia a dare la carta sia al CEO che al tipo che ti porta le bottiglie a casa. E’ una maleducazione da persona ignorante (ovvero che ignora le usanze del posto) che troverei giustificabile. Certamente ci sono cinesi che davvero non hanno ricevuto un educazione, va beh. Ma come noi ben sappiamo, molti cinesi colletti bianchi hanno una maleducazione selettiva in base a posizione economica e prospetti di guadagno futuri: mentre a lavoro si inchinano al laoban e gli accendono le sigarette a testa bassa, entrano in metro e spingono con i gomiti e le ginocchia. Spingerebbero mai il loro laoban? No. Spingerebbero mai un potenziale cliente? No.
Chiudere gli occhi e giustificare certi comportamenti dietro un “+*La LoRo CulTuRa e’ DivErSa*+” e’ un atteggiamento superficiale e negazionista che puo forse convincere chi in Cina non ci e’ stato piu di un mese ma non mi sembra si addica ad un sinologo (ad ogni modo self-proclaimed, quindi vabbeh).
Gaetano, guarda che qui non c’è nessuno che nega quello che hai scritto. Se vai a rileggere il mio commento precedente vedi che ti dico che hai ragione? Ho scritto proprio “quello che dici è vero” 😉
Quello che voglio dire è che quella frase stava ad indicare che anche noi laowai dobbiamo metterci in testa che se andiamo a fare affari o a vivere in Cina, dobbiamo vedere ogni gesto anche attraverso un diverso tipo di luce, luce gettata da una diversa cultura.
Riguardo al fatto che tu mi indichi come Sinologo “self-proclaimed”, sarebbe bene specificare che ho una laurea triennale e una magistrale in Lingue e Istituzioni Giuridiche ed Economiche dell’Asia Orientale (Cina), che mi sono laureato con 110 e Lode e che vivo in Cina fisso da 3 anni e che ho studiato in 3 diverse università cinesi come exchange student dal 2009 al 2011… insomma, non proprio “self-proclaimed”, mi pare.
Ah dimmi e quali libri e articoli accademici hai pubblicato? In quali prestigiose universita’ insegni? Che corsi tieni? In quali peer-reviewed publications sei apparso?
Mandaci tutti i link grazie.
pero’ poi al ristorante mangia a bocca aperta, fa rumori strani quando beve la sua zuppa bollente, sputazza pezzi di ossa/lische sulla tovaglia, ti fuma in faccia, etc
per noi e’ maleducazione per un cinese e’ una cosa normale.
Poi noi ci versiamo un po’ di the senza prima riempire il suo bicchiere e lui ci considera estremamente scortesi e maleducati 😉
come dice Jappo sono culture e valori diversi
sinologìa s. f. [comp. di sino- e -logia]. – Disciplina scientifica e letteraria che si occupa dello studio della lingua, della letteratura, della storia, della religione, della filosofia, del diritto e delle antichità cinesi.
quindi chi studia ragioneria è un ragioniere (self-proclaimed?)
….e chi ha studiato lingua cinese, diritto e letteratura cinese e storia della cina etc… ed ha conseguito una laurea magistrale con lode rilasciata da una università non è un sinologo? giusto per capire.
Pensavo che il cui di sopra sinologo si occupasse di spedire materiali e mercanzie varie via nave, piu’ che pubblicare articoli e fare scoperte nella sinologia. Sara’ una nuova sinologia con caratteristiche cinesi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sinologia
Bermuda, maglietta a maniche corte e infradito anche ai matrimoni. La prima volta sono rimasto stupito, ma poi ho capito che per loro quella è solo un’occasione per stare in compagnia e mangiare assieme, magari qualche pietanza leggermente diversa dal solito, ma nulla di speciale.
Concordo nel dire che tutto ciò che a noi sembra maleducato e poco consono fa parte del loro normale modo di vivere. è la bellezza della diversità.
Anche io mi sono fatto fare molti vestiti e camicie. Non ho mai scelto sarti troppo costosi, l’importante che la qualità della stoffa fosse accettabile. Ancora oggi porto delle giacche e delle camicie fatte in Cina e ne sono soddisfatto.
d’accordissimo, ma ai matrimoni potrei anche capirlo, del resto lo dici anche tu: è un’occasione per stare insieme.
Ma il business meeting così??? proprio non me ne capacito! Ahaha
seguendo la falsa linea di Gaetano, semplicemente il cliente è in una posizione di vantaggio, siamo noi a dovergli vendere qualcosa e allora non ha bisogno di dimostrare nulla, puo’ anche presentarsi in mutande… se invece la stessa persona avesse un meeting business con suoi potenziali clienti allora avrebbe la giacca anche ad agosto (per dire…). In Cina a volte (a dispetto della nomea comunista) c’è un classismo che in Italia trovermo digustoso..