Lo scorso fine settimana si è tenuto a Pechino un evento molto interessante, organizzato dall’Ambasciata d’Italia, in cui molti rappresentanti di 37 aziende italiane in Cina insieme alle istituzioni italiane (Ambasciata, ICE, Camera di Commercio) hanno avuto occasione di discutere della situazione economico-politica cinese. Il “Raduno della comunità d’affari in Cina” si è tenuto a nord di Pechino, nel Kempinski Hotel sul lago di Yanqi, durante tre bellissime giornate (non capita molto spesso di vedere un cielo così azzurro da queste parti) e io ho avuto modo di parteciparvi come rappresentante dell’azienda in cui lavoro.

Tema di discussione, come già accennato, è stato il sistema economico-produttivo cinese e la fase di transizione e rinnovamento che esso sta attraversando, le sfide che ne derivano, ma soprattutto i mezzi per creare coesione, collaborazione e scambio di informazioni all’interno del cosiddetto “Sistema Italia”. Come scritto dall’Ambasciatore in persona, “il “Sistema Italia” deve prepararsi al futuro: la Cina è e resterà un attore cruciale nei processi globali di crescita e innovazione”.

La prima sera gli invitati hanno avuto occasione di ascoltare una bella presentazione della situazione macroeconomica cinese, fatta da Robert Koepp, direttore del The Economist Group, Beijing Corporate Network, in una sala gremita al 21° piano del magnifico quanto bizzarro Hotel. Koepp ha presentato una Cina che sta cambiando, rallentando e spostandosi su un modello di crescita più centrato sulla qualità che sulla quantità, esattamente come ci raccontano i giornali quotidianamente. Durante la presentazione sono stati analizzati vari aspetti: crescita economica, PIL pro-capite vs PIL, la contrazione del manifatturiero, l’espansione delle opportunità nei servizi, lo spostamento delle attività economiche verso l’interno del paese etc..

IMG_02582

A differenza della stampa però il direttore di The Economist ha dato degli spunti di riflessione più sulle opportunità che questo potrebbe portare, che sulle difficoltà in vista, citando per esempio la peculiarità del nostro artigianato e la qualità che le nostre aziende sono capaci di offrire, in vista di una classe media in continua crescita che dovrebbe spingere i consumi interni, dando quindi una mano a Xijinping nel raggiungimento degli obiettivi di crescita economica.

Durante i successivi due giorni i vari argomenti già introdotti sono stati analizzati dagli imprenditori, intorno a un grande tavolo, in 4 sessioni di lavoro più una sessione conclusiva, durante le quali si sono discussi i problemi delle aziende, le soluzioni da adottare, gli strumenti per farlo insieme e i mezzi economici a disposizione. Tra i problemi principali analizzati sono stati discussi il bisogno di una strategia di comunicazione costante e di impatto, lo scarso scambio di informazioni tra aziende e tra istituzioni e imprese, l’importanza di strutture di ricerca e sviluppo sul territorio, la lentezza del sistema italia nell’adattarsi ai cambiamenti del mercato etc.. Sono state trattate anche questioni che avevamo già affrontato qui su ABCina, come l’importanza dell’e-commerce anche via APP, i sistemi operativi imposti dal governo etc..

Uno dei temi che è sembrato cruciale è lo scarso supporto sia delle istituzioni sia degli headquarters delle aziende in Italia, spesso derivante anche da un’informazione sulla Cina incompleta. Nel nostro paese spesso si guarda alla Cina senza sapere bene cosa si stia guardando, non viene compresa la velocità di reazione che il mercato asiatico richiede e spesso le figure istituzionali in visita non sono bene informate sugli aspetti critici da affrontare.

IMG_0245 2

Come evidenziato durante l’incontro, altri paesi (Germania, USA, UK) affrontano in maniera più decisa e coordinata il mercato. Per esempio la Cancelliera Merkel viene in visita molto più spesso di quanto non faccia il nostro Premier e questo non ha a che fare solo con gli accordi che vengono firmati durante le visite, ma anche con la questione di dare mianzi ai cinesi, tenersi costantemente informati sulle evoluzioni del gigante asiatico etc.. La comunità americana organizza eventi simili a questo con cadenza mensile, permettendo uno scambio di informazioni e un’aggiornamento costante tra gli imprenditori e le istituzioni.

Noi italiani diamo molte cose per scontate, tralasciando la promozione del nostro paese e delle nostre eccellenza, pensando che i cinesi sappiano già tutto dell’Italia. Continuando a pensarla in questo modo, abbiamo perso occasioni e continuiamo a perderle. Esempi eclatanti sono la scarsa informazione e presenza di vino italiano nel mercato cinese, l’ampio margine di miglioramento che abbiamo nel campo del turismo e altre questioni che sono direttamente imputabili alla nostra negligenza. D’altra parte gli italiani non sono ancora coscienti dell’importanza delle guanxi e hanno ancora poco chiara la differenza tra guanxi e corruzione, sono poco informati su aspetti culturali fondamentali e soprattutto, da quello che ho notato, pochissimi dirigenti di aziende italiane conoscono il cinese.

In ogni caso il raduno è stato, dal mio punto di vista, un evento molto positivo e infatti tutti i rappresentanti hanno espresso l’esigenze di costanza nell’organizzazione di eventi del genere e soprattutto di messa in atto delle iniziative proposte, con una strategia di efficienza e controllo, in modo che le tante parole dette non rimangano solo parole. Negli anni sono stati creati molti strumenti a supporto delle aziende (business forum, pacchetti di collaborazione etc.) ma che non sono stati ancora sfruttati in maniera efficiente, il raduno ha portato un po’ di chiarezza su molti di questi strumenti e in futuro sarà una piattaforma fondamentale per concretizzare le strategie passate e creare nuovi strumenti per aumentare la presenza e la fama delle aziende italiane nel mercato cinese.

Secondo te quali sono gli aspetti dove dobbiamo migliorare di più come “Sistema Italia” in Cina? Aspetto i tuoi commenti!