Oggi sono arrivato in Giappone e, nonostante qualche turbolenza, il viaggio è andato piuttosto liscio. Non tornavo qui da 5 anni ed è sempre un emozione rivedere un paese ed un popolo come quello giapponese, completamente diverso da tutto ciò a cui mi sono abituato in questi anni in Cina.
Volando verso Tokyo mi è tornata in mente una storia che riguarda i due paesi e che ha dato vita la leggenda dei kamikaze. Nonostante nell’immaginario comune il termine kamikaze sia associato ai piloti giapponesi che durante la seconda guerra mondiale si schiantavano suicidandosi contro le unità nemiche, in realtà questa parola divenne celebre molto tempo prima.
Kamikaze vuol dire letteralmente “vento divino”, in linea con la tradizione locale per cui il Giappone è la terra degli dei e gode quindi della loro protezione. Il termine nacque alla fine del tredicesimo secolo, quando i i mongoli, che allora dominavano la Cina e buona parte dell’Asia Orientale, decisero di attaccare gli shogun al potere nel paese del Sol levante.
Il nipote di Gengis Khan, Kublai Khan, attaccò il Giappone ben due volte, nel 1274 e nel 1281, sfruttando la vicinanza della Corea all’isola meridionale del Kyushu. Nonostante la netta superiorità numerica dei cinesi/mongoli, entrambe le invasioni fallirono rovinosamente. Due tifoni molto intensi distrussero in entrambi i casi la maggior parte della loro flotta, costringendoli alla ritirata.
Quei tifoni vennero quindi ribattezzati kamikaze e la leggenda vuole che sia stato proprio l’imperatore giapponese a invocare l’aiuto degli dei e a ottenerlo.