Studiare cinese nel proprio paese di origine ha i propri limiti, tra cui la lentezza di aggiornamento del materiale di studio usato nelle università e nei corsi di lingua. Uno dei motivi che mi ha spinto a iniziare questa rubrica è proprio il problema della differenza tra la lingua studiata sui libri e quella parlata qui in Cina. Un termine come 马马虎虎 (mamahuhu, così così) è presente nel vocabolario di ogni ragazzo uscito da un corso di cinese in Italia, ma è quasi inutile qui in Cina dove è obsoleto. Un altro caso esemplare è il termine 同志 (tongzhi), presente in moltissimi testi di cinese degli anni 80’-90’ nella sua accezione originaria, ma che potrebbe mettere in difficoltà il parlante una volta arrivato in Cina.

Un mio conoscente, che ora parla perfettamente il mandarino, ha rischiato di litigare con un tassista appena arrivato in Cina per averlo chiamato 同志. Il termine, sebbene sia ancora utilizzato nei discorsi ufficiali del partito per il significato traducibile in italiano come “compagno”, è ormai usato nel parlato quotidiano per indicare omosessuali (同性恋, tongxinglian), bisessuali (双性恋, shuangxinglian) e transgender (跨性别, kuaxingbie).

tongzhi