Settimana scorsa ho saltato l’articolo del lunedì. Ebbene sì, ogni tanto capita, e sicuramente mi ha fatto estremo piacere ricevere messaggi su FB e WeChat di molti affezionati lettori che mi hanno chiesto “questa settimana nessun articolo?”.  Purtroppo si sono messe in mezzo molte cose, un mal di gola persistente tenuto a bada solo grazie ad ettolitri di acqua calda, la presenza dei genitori che sono venuti a Pechino a trovarmi, tanti impegni sul lavoro e il fatto che lunedì fosse la festa della Qingming; ma ad essere sinceri, quello che più mi ha trattenuto dallo scrivere, è stato un viaggio a Tianjin. Un viaggio che definirlo “della speranza” è dir poco, e che ha battuto anche il famoso viaggio a Shanghai. Ebbene, questo lunedì ti voglio raccontare la mia avventura per andare, e per tornare, da Tianjin.

Premettendo che Tianjin è una città che porto nel cuore e che, dopo un iniziale disappunto la prima volta che vi sono stato, mi ha davvero rapito. Per chi non lo sapesse, Tianjin è anche storica base di italiani; infatti a seguito della rivolta dei Boxer venne firmato uno dei trattati ineguali, facendo in modo che parte della città venne ceduta all’Italia che costituì la Concessione Permanente Italiana.

Ho quindi deciso che avrei portato mamma e papà a vedere la città… mai decisione fu tanto errata.

Venerdì prendo un giorno di ferie, in modo da sbrigare alcune faccende in Ambasciata, festeggiare a base di jiaozi fatti in casa il compleanno di un’amica di Huanzi e poi partire alla volta di Tianjin. Con qualche problema di percorso riusciamo a fare tutto e circa alle tre di pomeriggio prendiamo armi e bagagli e siamo in metropolitana in direzione Stazione Sud. Una volta arrivati troviamo un mare di gente in fila alle casse, così che buoni buoni ci accodiamo pure noi. Dopo un’ora di urla e spintoni arriviamo finalmente allo sportello, per scoprire che il primo treno per Tianjin con dei posti disponibili è dopo 5 ore: alle 22. Mi cadono le braccia e sconfortato rinuncio all’impresa. Chiamo il mio amico Huhe, al quale avevo promesso un fine settimana insieme a Tianjin, il quale imperterrito mi sprona a prenotare comunque il treno della sera che tanto mi viene a prendere in macchina alla staizione. Papà insiste per prenotare un treno della mattina dopo ma io mi dico: è un segnale, torniamo a casa e rinunciamoci. Mai segnale fu più chiaro, ma la mattina dopo, imperterrito, ho deciso di ignorarlo.

Tornando a casa con la coda fra le gambe, mia moglie mi sgrida perché l’alloggio che ha prenotato per noi quella sera era già stato pagato e non ci avrebbero restituito i soldi. Vado a letto sconsolato.

La mattina dopo mi sveglio di buon’ora e con rinnovata energia, e testardaggine, mi impunto che voglio portare papà e mamma a Tianjin e così sarà. Apro huochepiao da iPad e mi metto a cercare un biglietto per il pomeriggio. Finalmente trovo tre posti sul treno delle 16:42 . Prenoto. Pago. Mentre sto leggendo trionfante l’SMS di conferma, sbatto con violenza la testa sul tavolo e quasi mi vien da piangere: ho prenotato per martedì 5. In quel momento si sveglia mia moglie che mi dice: “ieri sera te l’ho detto che non c’erano più biglietti!” Ma la verità è che quando me l’ha detto stavo già dormendo e ricordo di aver malapena grugnito in risposta. Così che continua imperterrita “e poi dove state a dormire?”. Un problema per volta. Lei cerca di cancellare la mia prenotazione ma io non ho idea di che acount abbia usato o quale sia la password… si mette a chiamare il customer service, a cui non risponde nessuno. Così che ad un certo punto decide che le faccio pena e dopo avermi proibito tassativamente di fare futuri acquisti su internet, compra dalla sua app di CTrip, tre biglietti andata e tre di ritorno.

I biglietti ci sono. Ora bisogna trovare l’alloggio. Ovviamente su AirBnB non si trova più nulla, il mio amico che lavora al St. Regis mi spara dei prezzi fuori dalla grazia di Dio e a me non resta che sperare in un divano-letto a casa di Huhe, il quale mi richiama dopo venti minuti con una camera prenotata in un hotel di fronte casa sua. Il Karma ci deride dandoci l’impressione che si sta riassestando. Ingenui noi.

Saltiamo su un taxi in direzione Beijing Nanzhan per prendere il treno veloce per Tianjin. Dopo mezz’ora, ci abbandona ben fuori dalla stazione perché c’è troppo traffico. Entriamo. Controlli di sicurezza. Coda di un’ora. Finalmente ci stampano i biglietti di andata, ed io pago 15RMB aggiuntivi per stampare anche il ritorno in modo da evitare code future. A questo punto vado dall’altro lato della stazione per cancellare i biglietti prenotati erroneamente per martedì 5. Coda. Cassa. Prenotazione cancellata, l’importo Le sarà accreditato entro 15 giorni, buona giornata. Arriviamo al gate appena in tempo per metterci nuovamente in coda e salire sul treno G193 che coi suoi 300km/h ci porta a Tianjin in mezz’ora spaccata.

Tianjin - Cena con Huhe

Arrivati a Tianjin ci troviamo con Huhe, che gentile come solo una persona della Mongolia Interna può essere, ci scarrozza in macchina nella zona della Concessione Francese e a quello che era lo stadio. Fra le villette in stile europeo ed i viali costellati di meli da fiore, faccio nuovamente pace con il mondo e mi godo la città ed il cielo azzurro. La sera andiamo a prendere Hahan, la moglie di Huhe, ed andiamo insieme a cena. Dopodiché io e Huhe andiamo al Muse2 per litigare col manager a causa di una storia strana di birre pagate e mai bevute, fatture chieste ma mai fatte e finiamo per avere 12 Corona, 3 litri di Tiger ed un piatto di frutta, completamente gratis. Mi terrò sempre il dubbio che in quei 3 litri di Tiger ci fosse almeno un litro di urina del cameriere, ma ci mettiamo subito a giocare a dadi mentre aspettiamo che il mio amico Gherardo ci raggiunga per finire insieme la serata. Gherardo poi ci porta in un posto estremamente sospetto, probabilmente un locale gay ma, come per la Tiger, dovrò convivere con questo dubbio. Lì carichiamo una sua amica e ci raggiungono anche Gabriele e fidanzata, il quale propone un salto al Vics. Il tempo di arrivare e scoprire che Dj Markino non è presente quella sera si somma alla spossatezza della giornata, così che ci si saluta ed io e Huhe saltiamo su un taxi per tornare a casa.

Notte.

La mattina mi sveglio madido di sudore e con la sensazione di aver ingoiato carta vetrata. I miei genitori mi maledicono per aver russato come un trattore dell’anteguerra per tutta la notte e non averli fatti dormire. Io so solo che vorrei asportarmi le tonsille tanto male mi fanno.

Arriva Huhe con due jianbing per colazione e ci racconta di come abbia quasi perso entrambi i suoi cellulari sul taxi e di come si sia ridotto a correre come un forsennato per raggiungere il tassista. La mattina trascorre tranquilla, bevendo tè e poi pranzando nel posto con i guotie più famosi di Tianjin. Quindi Huhe ci porta fino alla Guwenhua Jie e ci saluta. Dopo aver girato per le stradine in stile tradizionale, decidiamo di incamminarci verso la stazione di Tianjin per ritornare a Pechino. Cammina. Cammina. Cammina. Inutile aspettare il treno in stazione, aspettiamo fuori al sole e all’aria fresca. Coda per entrare. Siete alla stazione sbagliata. Coda per entrare alla biglietteria. Coda per cancellare il biglietto. Il primo treno disponibile è fra 3 ore e ci sono solo posti in piedi. Coda per rientrare in stazione. X-ray. Siamo finalmente dentro.

Tianjin con Giovanni

Per caso mi siedo di fianco un ragazzo del Cameroon di nome Giovanni che ha il nostro stesso biglietto del treno per Beijing. Facciamo tanti discorsi interesanti, fra i tanti parliamo anche di matrimonio e di razzismo. Lui è addirittura più sfortunato di noi: deve rientrare a Canton e da Tianjin non ci sono treni, l’ultimo treno da Beijing è alle 20 e per quell’ora non saremo ancora partiti. Dovrà passare una notte in un hotel in zona stazione e ripartire la mattina dopo.

Ore 20:05, lasciamo la stazione. Mezz’ora in piedi. Arriviamo a Beijing Nan. Coda chilometrica per i taxi. Decidiamo per la metro. Un’ora dopo arriviamo a Liangmaqiao. 20 minuti a piedi. Entriamo in casa.

Mia moglie ascolta tutta la nostra avventura e mi dice: “Non andare mai più a Tianjin” e, quasi quasi, sono d’accordo con lei.

Come ti è parsa la nostra avventura? Ti è mai sucesso qualcosa di simile? Scrivilo in un tuo commento qui sotto