Perché Pokemon Go è illegale in Cina?
Da quando sono tornato in Italia qualche settimana fa non ho potuto fare a meno di notare la quantità enorme di persone, di tutte le età, che stanno impazzendo per Pokémon GO. La mia bacheca di Facebook è invasa di gente che esprime opinioni contrastanti su questo gioco, le piazze delle città brulicano di gruppi di persone a caccia di mostri, le comitive non possono fare a meno di parlarne, cercando attraverso i Pokémon di sviscerare i più grandi problemi della società contemporanea.
In tutto questo ci sono due grandi vincitori: Nintendo e Google. La casa di videogiochi e sistemi di intrattenimento nipponica, ormai lontana dall’ultimo grande successo (Wii), era in difficoltà da tempo e con questa trovata è riuscita a risollevarsi almeno temporaneamente. Il motore di ricerca più famoso al mondo, d’altra parte, continua a collezionare informazioni su tutti gli utenti attraverso il gioco e chissà cosa potrà studiare per noi attraverso questa enorme mole di dati raccolti gratuitamente.
La app preferita dai cacciatori di mostri però non è ancora disponibile per gli affezionatissimi fan cinesi, che tuttavia potrebbero non utilizzarla mai, almeno per vie convenzionali. In Cina infatti Pokemon GO non è stato ancora ufficialmente rilasciato e la cosa sta scatenando speculazioni e teorie per spiegare l’avversione del governo cinese verso i mostriciattoli da tasca. Non si tratta della solita campagna contro il Giappone e nemmeno di una particolare antipatia verso i Pokemon.
L’ostacolo principale al rilascio del gioco in Cina sembra essere la preoccupazione cinese per la segretezza di alcuni luoghi che ospitano strutture militari. Gli utenti camminando, e quindi evitando certe aree, aiuterebbero i server americani e nipponici a geolocalizzare possibili aree adibite all’utilizzo da parte dell’esercito, facilitando quindi il lavoro dei più grandi nemici strategici del Partito.
Il cinese medio, per quanto preoccupato per la sicurezza nazionale, non si affanna certo su questi problemi. In milioni hanno infatti già invaso i server hongkongini e giapponesi del gioco. C’è chi addirittura ha conquistato da giorni una palestra Pokemon sita nel tempio di Yasukuni a Tokyo, famoso per essere al centro di incidenti diplomatici tra i due giganti asiatici, tra le proteste degli utenti del luogo.
Ma allora uscirà una versione di Pokemon GO cinese o dobbiamo aspettare che Cina e Giappone si facciano guerra a colpi di sfere Poké? In realtà una versione “cinese” del gioco è già disponibile e si chiama “City Spirit Go”. Non è stata sviluppata dalla Nintendo, dalla Niantic o da Google e non è riconducibile ad un complotto nippo-americano contro l’esercito cinese, e questo basta a farla rimanere probabilmente l’unica versione utilizzabile senza VPN nella RPC.
Come fatto a suo tempo con il mondo dei social e delle app per la messaggistica, anche in questo caso i cinesi preferiscono mantenere la raccolta di dati sui propri utenti a casa propria. E’ da anni ormai che con le scuse della “censura” e del “nazionalismo” i cinesi continuano a sviluppare autonomamente, o prendendo in prestito tecnologie e design qui e là, software e giochi che sostituiscano le versioni occidentali e pericolose degli stessi. Questo vuol dire non solo maggiore controllo sui dati raccolti e sull’utilizzo da parte degli utenti, ma soprattutto maggiore sicurezza sulla destinazione degli introiti derivanti dalle vendite delle app. Se consideriamo infatti che la Cina rappresenta il più grande bacino di utenti di smartphone al mondo, e che si tratta di utenti con una spiccata tendenza all’utilizzo intensivo degli apparecchi come PC e telefoni, capiamo che non si tratta certo di bruscolini.
Tu stai giocando a Pokémon GO o ti stai consolando con la sua versione Made in China? Cosa pensi della scelta del governo cinese di bandire il gioco dal paese?