Non molto tempo fa stavo parlando con un amico riguardo lo stipendio lordo e netto qui in Cina e da una frase che ha detto, ho capito che vi sono situazioni in cui le aziende non pagano i contributi ai dipendenti stranieri.
Nello stesso periodo mi son trovato a parlare di questo argomento con altri italiani in Cina ed ho scoperto che è una situazione più diffusa di quanto pensassi. Ho quindi parlato con degli avvocati specializzati in questioni del lavoro ho scoperto alcune cose molto interessanti che voglio condividere. Pare infatti che ci siano molte persone in una situazione simile che non hanno un’idea chiara al riguardo. Purtroppo neanche le aziende hanno spesso idea di cosa (non) stiano facendo. Per non cadere nella trappola, questo è un articolo da imparare a memoria.
Ovviamente parlo di chi lavora in Cina. Le informazioni qui sotto sono frutto della mia esperienza personale, non sono un avvocato né un accountant, alcuni dati potrebbero essere incompleti o parzialmente errati, ma sono frutto di estensiva ricerca sull’argomento.
La differenza fra tasse e contributi
Prima di tutto definiamo chiaramente la differenza fra le tasse (税 shui) e i contributi sociali (社保 shebao).
I contributi sociali 社保 sono divisi in:
- 养老保险 Pensione
- 医疗保险 Assicurazione sanitaria
- 工伤保险 Assicurazione relativa agli incidenti sul lavoro
- 失业保险 Assicurazione di disoccupazione
- 生育保险 Maternità
Le tasse 税 shui sono invece delle normali imposte sul reddito. (Ne parlo ulteriormente più avanti)
Cosa ti dicono e cosa devi sapere
Pare che la risposta standard degli uffici del personle sia: “essendo tu un impiegato straniero non devi pagare i contributi ma solo le tasse”. Ho quindi parlato con una consulting company ed un avvocato. Mettendo a confronto l’esperienza di diverse persone in questa situazione ho scoperto una sorta di pattern che si ripete quasi con lo stampino.
Sei staniero, non devi versare i contributi ma solo le tasse
Permettimi un grande: “CAZZATA”. Ebbene sì, perché questa risposta che tutte le aziende danno ai propri dipendenti stranieri non la puoi definire in altro modo.
La legge cinese impone alle aziende di pagare i contributi sociali per tutti gli impiegati. Per maggiore chiarezza incollo la traduzione ufficiale della legge (qui il link completo) a riguardo:
Article 3 Foreigners lawfully recruited and employed by enterprises, public institutions, social organizations, privately-run non-enterprise entities, foundations, law firms, accounting firms and other organizations duly registered within the territory of China (hereinafter referred to as the “employers”) shall participate in the basic old-age insurance for employees, basic medical insurance for employees, work injury insurance, unemployment insurance and maternity insurance in accordance with the law, with the employers and the persons in question paying social insurance contributions as prescribed. (clicca qui per la legge in cinese da far leggere al tuo HR)
Una eccezione potrebbero essere i residenti a Shanghai. Infatti Shanghai ha alcune regole differenti dal resto della Cina. Purtroppo non so molto di più a riguardo. Se hai delle informazioni aggiuntive riguardo la situazione a Shanghai, ti prego di scriverlo nei commenti all’articolo.
Assicurazione privata contro pubblica
La seconda fase è “l’azienda ti offre un’assicurazione sanitaria privata che ha più valore rispetto a quella pubblica, quindi non è tenuta a versare i contributi”.
Di nuovo, non è affatto così. L’assicurazione privata è un accordo fra dipendente e datore del lavoro. I contributi sociali vanno versati per legge. Certo, l’assicurazione privata è migliore di quella pubblica, ma ciò non toglie che copra solamente la parte medica. Lascia scoperta la pensione, gli incidenti sul lavoro, la disoccupazione e la maternità. Visto che non si può pagare solo una parte della shebao ma “o tutto o niente”, la si deve pagare tutta.
Scegli “o pubblica o privata”
Questa è la penultima fase. La, neanche tanto velata, minaccia di toglierti l’assicurazione privata. Ne ho parlato con un amico avvocato. Se sul contratto vi è segnata una copertura assicurativa privata, ciò non è negoziabile. Al tempo stesso, i contributi sociali vanno versati per legge. Non fare l’errore di scegliere: ti spettano entrambe.
Prima di scatenare il pandemonio: controlla il contratto (non sia mai che l’assicurazione privata ti era stata comprata per la buona volontà del datore di lavoro).
Ma prendi meno
L’ultima frontiera. Se non hai ceduto fino ad ora hai raggiunto il mostro finale. Da prestare particolare attenzione perché questo argomento tocca direttamente le tue tasche. A seconda che si versino o meno i contributi sociali il netto che ti viene in tasca subisce dei cambiamenti.
A parte che, come ho già detto più volte, la legge vuole che li versiamo. C’è da aggiungere che nel caso non li versassimo la responsabilità sarebbe tutta dell’azienda.
Quello che non ti dicono: quando lasci la Cina puoi richiedere il rimborso di ciò che hai versato (o almeno una parte). Quindi in realtà… non ci smeni neanche tanto, semplicemente hai dei risparmi che non sono immediatamente liquidabili.
Posso avere dei problemi se l’azienda non mi versa i contributi?
No. Il problema è tutto dell’azienda. Essa è infatti responsabile del versamento dei contributi sociali alle autorità competenti. Se non te li ha versati e non ha intenzione di versarteli, non devi far altro che denunciarla. In questi casi, in Cina, non si scherza. La probabilità di vittoria è praticamente del 99.99%.
Attento però: anche se l’azienda deve versarne la maggior parte, vi è una percentuale che spetta a te e sarà richiesto che tu versi gli arretrati. Ça va sans dire che l’azienda pagherà anche una multa.
Doppia imposta e…
Fra Italia e Cina vi è in atto la convenzione per evitare la doppia imposizione fin dal 1986. Qui è possibile leggere il testo completo.
In parole povere significa che se paghi le tasse in Italia, non devi pagarle anche in Cina, e viceversa. Ovviamente non è così semplice e per questo invito a leggere il testo completo linkato appena sopra. Può altresì essere utile guardare la tabella qui sotto.
- Gli expat che lavorano in Cina sono solitamente considerati come “individui non domiciliati in Cina”
- Questi individui sono soggetti a tassazione a seconda del luogo di percezione del reddito e dalla lunghezza della permanenza su suolo cinese
- Da notare che si considera residenza di “un intero anno” nel caso il soggetto non abbia lasciato la Cina per più di 30 giorni consecutivi, o 90 giorni non consecutivi. (per questo motivo molti expat trascorrono un mese all’estero quando ci si avvicina al quinto anno di residenza in Cina)
…rinoscimento dei contributi
Siamo sinceri, l’assicurazione sanitaria pubblica non serve a molto e spesso noi expat abbiamo quella privata. La copertura in caso di disoccupazione è quasi impossibile da ottenere per i cinesi, figurarsi per gli stranieri.
La voce che più ci interessa è sicuramente la pensione, che è anche la voce più consistente che andiamo a pagare (circa l’8% dello stipendio).
Purtroppo al momento solamente Germania, Corea del Sud e Danimarca hanno degli accordi in essere per quanto riguarda il riconoscimento dei contributi versati in Cina. Per tutte le altre nazioni, ciò che viene versato in Cina non viene riconosciuto in patria, compresa l’Italia. Questo problema è stato anche portato all’attenzione del sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Massimo Cassano, durante una cena in Ambasciata a cui ho avuto l’onore di partecipare a metà luglio.
Quindi in questo momento, l’unico modo per usufruire appieno di questi contributi è andare in pensione in Cina.
Come calcolare la % di tasse e di contributo sociale?
Al momento non mi è eccessivamente chiaro. Questo è il lavoro dell’HR o delle società di consulenza a cui ci si appoggia. Inoltre varia di città in città. A Pechino non sarà come Guangzhou, a Shanghai non sarà come Shenzhen.
Per dare un’idea generale, il costo del contributo sociale per i lavoratori si aggira attorno al 10-12% del proprio stipendio. L’azienda deve coprire invece circa il 70-80 % del contributo sociale. Facendo un esempio pratico, se il mio stipendio è di 20.000 RMB al mese, verso circa 2000 RMB di contributi. Questi però sono solo il 20-30% di ciò che va versato. Il restante 7-8000 RMB è pagato dal mio datore di lavoro.
Per questo motivo alcune aziende tentano in tutti i modi di non versare il nostro contributo sociale.
Le tasse sono invece calcolate sulla base di questa tabella ma, di nuovo, consiglio sempre di prendere questi numeri come indicazioni. Meglio parlare con un professionista.
Ricordarsi che le tasse sono calcolate e pagate sulla base dello stipendio lordo meno i contributi sociali. Ovvero, se ho uno stipendio lordo di 21.000 CNY al mese, non mi trovo nella riga del “+20.000”, perché dopo il pagamento dei contributi sociali, il mio stipendio si aggira sui 19.000 CNY. Questo sarà il mio riferimento per il pagamento delle imposte.
Ricapitolando:
- Le tasse vanno pagate e sono riconosciute sia in Italia che in Cina poiché vi è una convenzione per evitare la doppia imposizione;
- Il contributo sociale va pagato ma è riconosciuto solo in Cina e non in Italia (al momento);
- Le percentuali di contributi sociali 社保 shebao, variano da città a città;
- Nel caso non venga pagato, il dipendente non ha alcuna responsabilità e può denunciare l’azienda alle autorità competenti anche dopo aver lasciato l’azienda, basta che sia entro un anno dal termine del rapporto di lavoro.
Per finire:
Il vantaggio del non pagare i contributi sociali, è sicuramente più soldi in mano ad ogni mese. Lo svantaggio è che se mai verrà siglato un accordo fra Cina e Italia non hai neanche un anno di contributi riconosciuti. Al tempo stesso, nella remota possibilità che tu trascorra la vecchiaia in Cina, non avrai mai una pensione.
PS qui sotto c’è un ottimo commento rilasciato da DIA che può dare maggiore chiarezza su alcune situazioni. Consiglio di leggerlo
Quindi sorge spontanea una domanda: tu cosa sceglieresti e perché?
Bell’articolo. Quando avevo il contratto cinese mi ricordo che era una cosa che mi dava molti pensieri, lavorare e non mettere da parte nulla di pensione.. Ricordo che parlandone con altri expat sembrava che non ci pensasse nessuno. Comunque da quanto scrivi pare che a Shanghai questi contributi non siano da pagare, per cui anche se eventualmente ci fosse un riconoscimento da parte dell’Italia non cambierebbe nulla per i lavoratori a Shanghai.
Mi chiedo come vari la percentuale dei contributi versati rispetto alla pensione tra l’Italia e la Cina.. ho paura che anche se fossero riconosciuti il rischio sarebbe di vederseli sostanzialmente decurtare..
Tanto te invecchi in Cina e non ci pensi più 😛
Ahaha, il fatto che io invecchierò in Cina è un gran punto di domanda, ma si vedrà!
Una manciata di considerazioni da un HR non piu’ residente in Cina ma comunque che ha che fare con gli argomenti trattati.
1. A Shanghai non sono mai state emesse le delibere per regolare il prelievo dello shebao per gli stranieri, quindi in pratica non viene applicata la legge nazionale. Nelle altre citta’ pero’ contribuire e’ obbligatorio.
Ogni citta’ cinese determina (oltre alle percentuali di prelievo) anche il limite massimo di contributi mensili, in base a un multiplo dello stipendio medio mensile cittadino.
Infine, non sarei cosi’ fiducioso che recuperare cio’ che si e’ contribuito sia semplice, anzi al momento e’ un’area alquanto nebulosa (del resto lo stesso accade nell’efficiente Giappone. Diciamo che la Cina non e’ HK dove il sistema e’ molto piu’ trasparente).
2. La tua tabella sulle aliquote di Income Tax in Cina e’ relativa ad un contribuente cinese (c’e’ una franchigia di 4,800 RMB al mese su cui uno straniero non paga tasse, mentre per un cinese la franchigia e’ di 3,500 RMB). In piu’ la tua e’ una tabella comparativa che si riferisce all’ultima riforma delle aliquote (mi pare 2012). Ti consiglierei di rivolgerti a qualche sito autorevole per una tabella piu’ chiara, tipo http://taxsummaries.pwc.com/uk/taxsummaries/wwts.nsf/ID/Peoples-Republic-of-China-Individual-Taxes-on-personal-income.
Inoltre, la tua tabella si riferisce solamente allo stipendio mensile. Per il bonus annuale, se pagato una volta all’anno e accantonato per tutto l’anno, esiste un cosiddetto “preferential tax treatment” che permette di applicare aliquote generalmente inferiori.
3. Per gli stranieri, infine, ci sono agevolazioni su alcuni elementi retributivi diversi dal salario, che possono essere non tassabili, a patto che siano conformi ad alcune condizioni, ovvero: rimborsati dietro presentazione di valida fapiao (non pagati cash tramite payroll); di un importo “ragionevole” (soggetto all’interpretazione dei vari Tax bureau, in genere pare significhi non superiore in totale al 20% della retribuzione dell’individuo); in qualche modo legati al sostentamento dello straniero in Cina (es. spese di alloggio, cibo, spese scolastiche, biglietti aerei verso il luogo di origine, ecc.)
Tutto cio’ per la precisione.. e la logorrea..
Ciao Dia,
altro che logorrea! Hai fatto un commento utilissimo e completo! Ti ringrazio davvero per le tue informazioni aggiuntive!
Come avrai capito io ho trattato l’argomento da profano ma che si è fatto un bel po’ di studio. Ovviamente avere il parere di un HR (serio, mica un cinese che rigira la frittata) è utilissimo! Grazie ancora!
[…] è la situazione migliore. Puoi discutere un valore salariale più alto, ma essendo tassato in Cina hai meno tasse e contributi da versare. Come dicevo, se sai gestirti bene le finanze, questo è ciò che di meglio ci possa […]
Nella mia situazione, vivo e lavoro a shanghai da ben 14 anni. Da diversi anni, l’azienda dove lavoro raccoglie da noi stranieri i contributi sociali mensilmente. Se poi il governo di Shanghai non ha imposto l’obbligo dei contributi, l’azienda ci restituisce i contributi di un anno ogni Gennaio. Comunque da quello che ho capito dall’articolo, sembra che non avrò diritto ad una pensione a questo punto. Quale sarebbe una soluzione per chi si trova nella mia stessa situazione? :-/
La soluzione è un piano pensionistico privato.
Il problema dei piani cinesi è che (almeno al momento) possono essere pagati e ritirati solo in RMB, quindi se in futuro passerei la vecchiaia in Italia, dovrai per forza cambiarli.
So che diverse persone preferiscono farsi un piano pensionistico a HK, poiché può essere pagato in valute differenti e viene generalmente salvato in USD, così che al momento del ritiro dovrebbe essere più facile convertirlo in altre valute.
Ovviamente sono considerazioni che lasciano un po’ il tempo che trovano, poiché da qui a 30 anni il mondo potrebbe essere molto differente e il RMB poter essere convertito senza problemi