Il dibattito sulla validità delle riforme che hanno portato alla semplificazione dei caratteri cinesi va avanti praticamente da quando le riforme sono state attuate.

L’analfabetismo non è più un problema grave in Cina e lo sarà probabilmente ancora meno in futuro. Con il ricambio generazionale infatti il Paese raggiungerà i livelli delle nazioni più avanzate, dato che la percentuale più alta di analfabeti si trova tra i cinesi 65+, che hanno vissuto il miracolo economico e sociale cinese in età più avanzata. Negli ultimi 25 anni sono stati fatti passi da gigante nell’istruzione e nella ricerca e ora i nostri giovani si trovano a competere alla pari con una grande parte dei coetanei cinesi, che studiano in Università ormai considerate tra le migliori al mondo.

Questo risultato è interpretato dal Partito anche come un successo delle politiche di riforma della lingua nazionale che hanno cambiato radicalmente il sistema di scrittura cinese:

  • l’introduzione del pinyin
  • sostituzione dei caratteri tradizionali giudicati un ostacolo all’alfabetizzazione con corrispettivi semplificati 简体字.

La semplificazione, in breve.

La semplificazione dei caratteri non è stata una riforma una tantum per sostituire definitivamente i caratteri tradizionali, ma si tratta appunto di un processo di riforma che va avanti ancora oggi e che potrebbe continuare a cambiare il modo in cui cinesi scrivono. È iniziato tutto durante gli anni ’50 e ’60, in combinazione con l’introduzione del pinyin, quando il Partito Comunista si sforzò di affrontare il problema dell’analfabetismo che affliggeva la gran parte della popolazione cinese.

Sono state pubblicate delle liste ufficiali di caratteri a partire dal 1956, poi sostituite man mano con altre liste. Ogni lista doveva sia portare avanti il processo di semplificazione sia ovviare ai problemi presentati da alcune semplificazioni precedenti. Non tutte le liste sono state accolte positivamente e la pubblicazione dei caratteri ufficiali riconosciuti dal governo continua fino ai giorni nostri.

La semplificazione è stata effettuata in vari modi a seconda della situazione, tra cui:

  • utilizzo delle forme in corsivo 發 → 发
  • sostituzione di tutto il carattere con uno nuovo appositamente costruito dal punto di vista semantico e fonetico 響 → 响
  • sostituzione sistematica di parti grafiche o fonetiche ricorrenti con delle forme più semplici 頁 → 页, quindi 顏 → 颜; 頷 → 颔; 順 → 顺; 額 → 额; etc.
  • unione di due o più caratteri dal significato simile in un carattere solo (eliminazione delle varianti)  后 e 後 in 后
  • sostituzione di caratteri complessi con caratteri simili più semplici che si pronunciano nella stessa maniera 幹 → 干
  • omissione di una parte del carattere 廠 → 厂
  • omissione di un radicale e cambiamento strutturale del resto del carattere 婦 → 妇
  • sostituzione di una parte del carattere con una più semplice 風 → 风

I metodi utilizzati per la semplificazione sono oggetto di critica da molti anni, anche perché non tutte le province che parlano e scrivono in cinese hanno adottato il sistema imposto e utilizzato in Mainland. Tra i parlanti di cinese all’estero e tra le popolazioni che utilizzano i caratteri cinesi si è creata una varietà di soluzioni: Taiwan e Hong Kong scrivono tuttora in caratteri tradizionali, questo è motivo di disagi nella comunicazione tra la popolazione della Cina continentale e questi territori (che già non godono di ottimi rapporti); a Singapore  e in Malesia, dove il cinese è molto diffuso, sono stati adottati i caratteri semplificati; in Giappone i caratteri tradizionali vanno per la maggiore ma sono presenti anche alcune semplificazioni adottate poi anche in Cina (es. 学).

Le maggiori critiche vengono mosse proprio da cittadini e accademici di questi territori, in particolare Hong Kong e Taiwan, che godono anche di livelli di alfabetizzazione molto più alti rispetto ai territori cinesi continentali. Anche tra gli studiosi e i politici vicini al Partito sono state mosse critiche e inviate proposte per il ritorno al sistema precedente, ma non hanno incontrato il favore del governo.

Le critiche

Il dibattito sull’argomento nasce dalle critiche mosse verso la semplificazione dei caratteri come strumento per velocizzarne la memorizzazione e incentivare l’alfabetizzazione nella Cina continentale. La questione è molto complessa, perché tocca inevitabilmente tantissimi aspetti della lingua cinese, non nuova a cambiamenti, ma che probabilmente non ha mai subito nella sua lunghissima storia una manipolazione così radicale in così poco tempo.

Gli oppositori credono infatti che la semplificazione su così larga scala della lingua scritta cinese non sia solo un’operazione unica nella storia e nella cultura cinese, ma che ponga dei problemi importanti anche dal punto di vista della comprensione e dell’apprendimento. Nonostante la semplificazione dei caratteri avesse lo scopo di diminuire le ambiguità, velocizzare la scrittura, migliorare la praticità e l’estetica della lingua cinese, in alcuni casi il nuovo sistema presenta ancora problemi simili a quello precedente.

Alcuni dei caratteri semplificati sono stati privati di parti semantiche molto importanti, uno degli esempi più frequenti è il carattere di “amare” 爱, che nella sua forma tradizionale presenta un cuore 心 al centro della sua struttura 愛. Altri hanno perso la propria componente fonetica nel processo, pur mantenendo la stessa pronuncia: per esempio 盘 (in origine 盤) prende la sua pronuncia pán dalla parte fonetica 般 bān ormai non più usata ma sostituita dal carattere 舟 zhōu. 

D’altra parte l’apprendimento e la comprensione di molti caratteri passano attraverso un processo di analogia con altri “gruppi” di caratteri che condividono uno o più parti per questioni fonetiche e/o semantiche. La semplificazione dei caratteri ha in molti casi separato o riorganizzato questi “gruppi” in maniera forse non troppo comprensibile.

Oltre alle questioni prettamente linguistiche, i critici sostengono che in realtà la diffusione dell’istruzione in Cina e l’abbattimento del tasso di analfabetismo siano stati un prodotto dello sviluppo economico e non delle riforme politico-sociali adottate precedentemente dal Partito Comunista.

In difesa dei caratteri semplificati

Bisogna dire che dal punto di vista di un occidentale alle prime armi la semplificazione sembra una manna dal cielo, per quanto di poca consolazione in confronto alla moltitudine di caratteri da imparare. Non si può negare che sia molto più semplice per uno studente o per un bambino, anche cinese,  scrivere 头 invece di 頭 e che non avrà problemi ad associarlo alla testa anche se non è scritto nella sua forma tradizionale.

Anche i caratteri tradizionali possono essere ambigui, spesso sono così simili tra di loro da essere distinguibili solo ad un occhio molto esperto e non sono molto leggibili quando non scritti chiaramente e  grandi. Il più elevato numero di tratti che li compongono è sicuramente motivo di minore velocità di scrittura soprattutto nella fase di apprendimento e di una maggiore difficoltà a ricordarne l’ordine esatto, anche se con l’utilizzo sempre minore della penna per scrivere il problema potrebbe non essere più rilevante.

I caratteri semplificati sono stati ormai imparati da più di un miliardo di persone, sono conosciuti anche da molti abitanti di Hong Kong e Taiwan e pensare di abolirli e ritornare ai caratteri tradizionali sarebbe un’impresa probabilmente di difficoltà simile a quella compiuta durante gli ultimi decenni in senso contrario. Ormai non importa il contributo che potrebbero aver dato alla diffusione dell’istruzione, il risultato voluto dal governo è ormai molto vicino.

Sebbene Taiwan e Hong Kong non sembrino avere intenzione di adottare i caratteri semplificati, non sappiamo come si evolverà la lingua cinese scritta nei prossimi anni. Probabilmente i caratteri tradizionali non spariranno o comunque non verranno completamente sostituiti nel futuro più vicino ma non possiamo nemmeno aspettarci il dietrofront della Cina continentale.

I due sistemi continueranno probabilmente a convivere, continuando a cambiare e forse anche contaminandosi a vicenda. Il cinese tradizionale rappresenta infatti in qualche modo la storia e la tradizione della lingua cinese e per questo il governo di Taiwan ha lanciato anche una campagna nel 2009 per il riconoscimento dello stato di patrimonio dell’umanità. In Cina i caratteri tradizionali sopravvivono nei KTV e in molte forme artistiche come la calligrafia e i cinesi del mainland in generale non mi sembrano avere una cattiva opinione dei caratteri non semplificati.

Il governo cinese ha ora un rapporto migliore con la tradizione di quanto non lo avesse ai tempi dell’adozione dei caratteri semplificati e molti accademici e studiosi cinesi sostengono comunque la necessità di conoscere quelli tradizionali.

Tu quali preferisci?