Come i cinesi risolvono i problemi secondo la loro logica illogica

Chi lavora in Cina per un po’ di tempo, prima o poi nota come il personale cinese non brilli per iniziativa e abilità di problem solving.

Il mio personalissimo pensiero è che la colpa risieda nel sistema scolastico cinese, che insegna a memorizzare un testo piuttosto che analizzarlo, criticarlo e commentarlo. Più memorizzi più sei bravo.

Il termine 聪明 congming, intelligente, viene utilizzato anche per indicare chi riesce a memorizzare molti fatti o dati. Durante le mie esperienze di studio a Beijing nel 2011 in molti mi chiedevano “quanti caratteri sai scrivere?” alla risposta “circa 3000”, sgranavano gli occhi e ripetevano “ma come sei congming!” Inutile provare a spiegargli la differenza fra memoria ed intelligenza.

Un computer ha tantissima memoria, ma quanta intelligenza?

Per i cinesi pare non esserci questa distinzione. Così che oramai non ci provo neanche più.

Problem solving cinese, esempi pratici

Negli ultimi giorni ho visto diversi esempi pratici che riassumuno molto bene come il pensiero cinese si dipani in vista di problemi pratici a cui dare una soluzione

1. Non fumare al chiuso

Problema: da un paio d’anni a questa parte c’è il divieto di fumare al chiuso, ma secondo le abitudini cessuali dei maschi cinesi non si può andare al cesso senza accendersi una sigaretta.

Inoltre, si doveva anche risolvere il fatto che i fumatori non scendessero al primo piano ma si mettessero alle finestre delle scale a fumare.

Soluzione: chiudere e bloccare tutte le finestre in questione.

Risultato: ora tutti fumano come prima e non si può neanche aprire le finestre per far circolare l’aria.

2. Parcheggi per bici

Prefazione: da qualche mese a questa parte sono esplosi i servizi di bike-sharing in Cina. Non il bike sharing come lo intendiamo noi, con le stazioni dedicate alla presa e al rilascio delle biciclette comunali, ma un nuovo tipo di servizio che ti permette liberarti da questi vincoli delle stazioni e ti permette di lasciare le bici ovunque ti sia comodo.

Il risultato è che ci sono delle zone che, in certi orari, sono praticamente sommerse da biciclette di tutti i colori ma soprattutto quelle gialle di ofo e quelle grigie e arancioni di MoBike. Uno di questi “punti caldi” è sicuramente Sanlitun SOHO, un insieme di palazzi per ufficio dove vi è anche la sede della mia società.

Problema: il largo marciapiede che costeggia Sanlitun SOHO veniva assalito tutte le mattine da orde di biciclette parcheggiate in doppia e anche tripla fila, tant’è che in alcuni punti era difficile passarvici a piedi.

Soluzione: il management di SOHO ha ben deciso di porre un freno a questa cosa del parcheggio selvaggio proibendo assolutamente alle bici di entrare nell’area. Voglio dire, non ha messo il limite di far parcheggiare solo UNA fila di bici, come sarebbe d’uopo, ma c’è proprio assoluto di parcheggiare, anche in quei punti fra un albero e l’altro che sembrano fatti apposti per essere usati come parcheggi.

Risultato: le bici ora ingombrano lo spartitraffico di fronte a SOHO e tutti i marciapiedi attorno rendendoli molto più congestionati di come fosse l’area sotto al nostro ufficio, ma tanto quella zona sarà responsabilità di un altro management e quindi: chissene.

Bonus: poiché questo divieto di parcheggio non è segnato in alcun modo, n’è alle entrate n’è all’interno dell’area, l’unico modo per cui i novizi possano scoprirlo è nel caso una guardia sia lì presente e li informi di questo. Altrimenti, se non c’è nessuno e tu parcheggi, poi ti spostano la bici o il motorino, e quando ritorni non lo trovi più. Finchè succede con le biciclette “comuni”, non è un problema, ma se ti capita alla tua bici, ti assicuro che ti girano le scatole, proprio come mi era succeso un paio d’anni fa in una situazione simile.

3. Uscite d’emergenza

Problema: nel building del mio ufficio ci sono entrate diverse per chi vuole accedere ai primi piani dedicati allo shopping mall, e chi deve accedere alla parte dedicata agli uffici. Così che, nonostante i parcheggi e le entrate principali siano a nord, chi deve andare agli uffici è costretto a circumnavigare l’intero palazzo per arrivare all’entrata sud. Dal lato est, c’è però un’uscita d’emergenza che permette di accedere sia al mall che agli uffici. A quanto pare, il management del palazzo riteneva fosse un problema avere gente che entrava ed usciva da un’uscita d’emergenza. Ci tengo a far notare che il passaggio di persone da questa porta non faceva scattare alcun all’arme, quindi addirittura trovo che questo problema sia più una questione mentale che non pratica.

Soluzione: bloccare completamente l’uscita chiudendo le porte.

Risultato: se ci fosse bisogno di usare l’uscita d’emergenza per… un’emergenza, non sarebbe possibile.

Bonus: è stato messo un addetto alla sicurezza a controllo della porta per dire a tutti quelli che vogliono parravici che… non si può passare. Ora: non era meglio NON bloccare l’uscita di emergenza e mettere SOLO l’addetto che evitava di far entrare e uscire la gente da quella porta ma tenerla comunque facilmente apribile in caso di emergenza?

Conclusione sul pensiero cinese:

Come vedi, è praticamente impossibile cercare di capire il pensiero cinese o cercare di spiegare loro le nostre soluzioni che a noi paiono più ragionevoli, mentre per loro non sono sensate. Questo è il vero ostacolo nella comunicazione fra le nostre culture.

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