Una delle abitudini che ho dovuto perdere tornando in Italia è quella di uscire di casa senza il portafogli.

Il nostro Paese è tra i più sviluppati e ricchi al mondo, ma è incredibile come in alcuni aspetti sembri una nazione rimasta a 10-20 anni fa. Uno di questi aspetti è sicuramente l’utilizzo ancora intensivo di contanti per effettuare pagamenti.

Le carte di credito o debito sono diventate sempre più comode, con opzioni che permettono pagamenti rapidi anche senza l’inserimento di pin o la firma.

I cellulari sono diventati strumenti di gestione dell’economia domestica impeccabili, permettono ormai anche di pagare i commercianti in maniera piuttosto comoda.

Tutto questo non è servito però a lanciare l’Italia verso un futuro senza contanti.

In Italia la grande maggioranza dei pagamenti avviene ancora tramite contante, con tutti i problemi che ne derivano a livello di costi di gestione, di evasione fiscale, di ritardo nella digitalizzazione et cetera.

Se ci spostiamo in un Paese come la Cina, che evidentemente non ha ancora raggiunto livelli di sviluppo europei ed è, appunto, ancora una nazione in via di sviluppo (per quanto alcuni sostengano il contrario), la situazione è completamente diversa.

Non si tratta di un’operazione governativa come quella indiana, che ha costretto i cittadini a non usare il contante, ma di qualcosa di più graduale e naturale: sono nati i servizi, i cittadini li hanno trovati comodi e li hanno adottati sostituendo il vecchio metodo con il nuovo.

Certamente la capacità di adattarsi al cambiamento è più spiccata in Cina, dove gli abitanti sono abituati a stare al passo (veloce) con i tempi, ma è comunque incredibile come in pochi anni le abitudini siano cambiate radicalmente.

Alipay non è certo un servizio nuovo, ma è forse da quando convive con Wechat Wallet che il cambiamento ha avuto un’ accelerazione notevole.

Tanto che da quando ho messo piede in Cina la prima volta nel 2010 ad oggi, la percentuale di transazioni effettuate via app è cresciuta vertiginosamente, mentre il contante ha perso molto terreno.

Io stesso non sono stato tra i primi ad accogliere completamente il cambiamento. Da quando si sono diffuse le varie app per pagamenti i servizi si sono gradualmente integrati.

Sono dovuto passare ad app per taxi connesse a wechat payment e dimenticarmi i tempi in cui mi sbracciavo per richiamare l’attenzione degli autisti e l’ho fatto solo quando mi sono reso conto che le mie possibilità di spostarmi stavano drasticamente diminuendo.

Da un giorno all’altro mi sono trovato a dividere il conto della cena con persone che si mandavano soldi solo ed esclusivamente all’interno di gruppi, lasciando che poi uno saldasse il conto totale.

Questa sembra una cazzata, ma in realtà semplifica tantissimo l’operazione: puoi inviare la tua quota precisa all’interessato, senza problemi di spicci o altro; hai un resoconto delle transazioni e puoi capire chi è il furbetto che prova sempre a non mettere la sua parte hehehe.

Alla fine ho ceduto anche io e per l’ultimo periodo in Cina ho praticamente evitato di portare il portafogli con me, tutto ciò che mi serviva era il telefono con la batteria carica e una power bank di emergenza.

E per chi pensa che solo nei grandi negozi o nelle grandi catene si possano utilizzare questi metodi di pagamento ho una bella notizia: anche il venditore ambulante di patate dolci, che si muove col suo 3 ruote degli anni ’90, accetterà il pagamento via Wechat o Alipay.

Mentre leggo articoli che ridicolizzano i metodi adottati per la digitalizzazione della pubblica amministrazione in Italia, dove qualcosa atto a semplificare chissà perché finisce sempre per complicare le cose, continuo ad osservare come in Cina si innovi (ma non erano quelli che copiavano?) ogni aspetto della vita quotidiana.

Non sempre queste innovazioni sono compatibili con il nostro stile di vita, ma in questo caso mi trovo a sperare che l’Italia sappia guardare a queste innovazioni e sappia replicarle in patria, per il bene di tutti.