Un breve articolo per spiegare cosa vuol dire daigou, chi lo pratica, quali sono le cause e le conseguenze del fenomeno.

Siamo ormai in piena estate, molti studenti cinesi sono già tornati in patria per passare le vacanze e molti di essi hanno imbarcato negli aerei più bagagli di quanto ci si possa aspettare.

Alcuni di questi bagagli sono pieni di merce che non è destinata all’uso personale, ma alla vendita.

Problemi di prezzo e problemi di qualità

In Cina molti beni sono soggetti ad una tassazione abbastanza alta che causa una differenza abissale tra il prezzo di alcune merci importate rispetto al Paese d’origine. Questo è vero soprattutto per i beni di lusso, ma può comportare problemi anche nell’enogastronomia e in altri settori.

Oltre a queste differenze di prezzo ciò che catalizza il fenomeno è la scarsa fiducia che giustamente i consumatori cinesi ripongono nei prodotti cinesi, soprattutto prodotti alimentari e farmaceutici.

I tantissimi scandali che hanno investito produttori di latte, carne, farmaci e persino acqua potabile, hanno certamente portato i consumatori della borghesia cinese a guardare altrove per cercare prodotti sicuri e salutari.

D’altra parte è sotto gli occhi di tutti come l’aria inquinata, le riserve d’acqua compromesse e le altre condizioni ambientali influenzino fortemente la qualità delle materie prime con cui molti prodotti cinesi vengono lavorati.

Se poi si tratta di prodotti per neonati e bambini è chiaro che la preoccupazione salga vertiginosamente.

Quando invece i prodotti importati sono disponibili sul mercato cinese ad un prezzo ragionevole i cinesi non possono comunque essere tranquilli: c’è sempre dietro l’angolo il prodotto falso.

Nasce quindi il Daigou, un “mestiere” molto redditizio, ma al limite della legalità

Daigou 代购 letteralmente vuol dire “comprare per conto di” e potrebbe essere un fenomeno innocuo, se solo fosse limitato ad una dimensione familiare e di amicizia e soprattutto se non fosse redditizio.

Diciamocelo: il Daigou come viene praticato è sostanzialmente contrabbando.

I Daigou infatti sono studenti o addirittura persone che lo fanno praticamente di “professione” che operano in due modi (o almeno questi sono quelli che conosco):

  1. Pubblicizzano i prodotti attraverso Wechat o altri social, si fanno pagare prezzi maggiorati del 30 o 40%, spediscono pacchi in patria dai Paesi dove risiedono come “merce personale”, evitando quindi di pagare tasse e tariffe doganali;
  2. Comprano alcuni prodotti dopo aver raccolto le richieste e riempiono valigioni, cercando di non dare nell’occhio con troppe quantità di un singolo prodotto, tornano in Patria e concludono vendite e spedizioni.

In entrambi i casi il guadagno non sta solo nel margine che applicano durante la vendita, ma anche nell’evasione fiscale, che avviene due volte:

  • I redditi dell’attività di Daigou non vengono dichiarati e sono difficilmente rintracciabili dalle autorità di riferimento;
  • Alla prima occasione, se possibile, si fanno rimborsare l’IVA in aeroporto, spesso senza nemmeno lasciare il Paese.

Prodotti in voga diventano oggetto di razzie

Se i Daigou di un determinato Paese riescono a pubblicizzare bene un prodotto, rendendolo appetibile dal punto di vista della qualità e del prezzo agli occhi dei propri clienti, è probabile che si sparga la voce e che quel prodotto diventi oggetto di razzie.

É successo per esempio con il brand di latte in polvere Bellamy in Australia, ed è successo ancora a Hong Kong con vari brand di prodotti per bambini. I numeri cinesi riescono sempre a rendere un fenomeno molto importante ed evidente.

Leggi e regole nuove per controllare il fenomeno in un particolare settore o per un particolare prodotto possono però portare a improvvise interruzioni degli acquisti, creando quindi ulteriori problemi per le aziende.

Un problema già affrontato, ma non risolto

I paesi da cui provengono i prodotti, compreso il Bel Paese, si danno un bel da fare da un lato per attirare questi “turisti” e studenti con il fiuto del business, dall’altro per punire chi esagera e viola le leggi locali.

In Cina invece il governo ha già più volte dato dimostrazione di conoscere il problema e di usare il pugno duro dove riesce a scoprire illeciti.

Inoltre, con il cross-border e-commerce, le zone duty-free per turisti domestici e alcuni tagli alle tasse sui beni importati ha incentivato il commercio attraverso canali ufficiali e legali.

Questo ha creato sicuramente dei problemi ai daigou, che non hanno certo vita facile come un tempo, ma è altrettanto sicuro che il fenomeno non si fermerà.