Leggendo su internet, sembra che contrarre matrimonio fra cittadini cinesi e italiani sia abbastanza facile. Diciamo che…dipende.

Questo articolo vuole essere una sorta di guida, un po’ scherzosa, su come la teoria e la pratica del matrimonio misto fra cittadini cinesi e italiani possa differire. Nello specifico, un nostro lettore che vive in Italia e ha da poco sposato una cittadina cinese, ha deciso di condividere la sua (dis)avventura.

Se il matrimonio avviene in Cina

In teoria

Basta avere il certificato contestuale rilasciato dal proprio comune in Italia (nascita, residenza, stato libero ecc), portarlo all’Ambasciata Italiana a Pechino (o al consolato relativo, ad esempio Shanghai), farlo tradurre e legalizzare.

Con quello, e il passaporto, ci si dirige al Comune del/della cittadino/a cinese, che porta il proprio libretto di famiglia (hukou ben 户口本) e la carta di identità (shenfenzheng 身份证), vi fanno le foto e in mezz’ora al massimo ognuno dei due ha il proprio libretto rosso, o libretto matrimoniale. E così, siete sposati. Ma solo per lo Stato cinese!

Segue la trafila per ottenere la trascrizione in Italia, che non è proprio una passeggiata di salute perché richiede trafile da Notai locali, poi da enti cinesi e italiani a Pechino, infine l’Ambasciata provvede a far trascrivere il matrimonio presso il comune italiano.

In pratica

Se ti trovi in una zona rurale della Cina (cioè la maggior parte del suo territorio) … la cosa può essere decisamente più complicata.

Intanto anche se il/la tuo partner vive lì da decenni, può non trovare l’Ufficio nel quale si celebrano i matrimoni, poiché le sedi vengono spesso cambiate.

Questo per chi è abituato ad avere a che fare con la Cina NON è assolutamente un problema, né una novità. Diciamo che se ti va maluccio, in una cittadina piccola puoi perdere anche quasi un’oretta (in cambio però puoi assistere a una scena gustosa: due ragazze che chiedono dove sia l’ufficio per sposarsi e i locali che rispondono dopo averle squadrate malissimo… “ma adesso ci si può sposare anche fra donne?”).

Il posto giusto per il matrimonio fra due cinesi però non è detto che sia il posto giusto per sposarsi fra cinesi e laowai 老外. Per gli stranieri c’è un altro ufficio.

Va beh, che sarà mai un’altra mezz’oretta?

Ehm, come dice? Bisogna andare nella capitale della Regione/ Provincia?! Ma è a oltre 500 km!!

Allora bisogna prendere pullman e poi treno. Dopo solo sei ore hai raggiunto la meta. Comodo no?

Cerchi su internet informazioni sulla localizzazione dell’ufficio nella capitale e ci vai a colpo “quasi” sicuro…. (da un anno anche qui il posto è cambiato, senza nessun aggiornamento sul sito. Ulteriore mezzora di taxi e ci sei).

Presenti i documenti gongolante: possiamo sposarci?

“No”.

Qui viene richiesta anche una traduzione notarile del passaporto (in realtà dovrebbe servire dopo, per la trascrizione).

A buon conto – siamo previdenti! – era già stata fatta nel comune di origine cinese.

Previdenti ma non abbastanza…

“No, questa non vale, la deve fare nell’ufficio che usiamo noi a 2 km da qui”.

Scusi, ma è un Ufficio pubblico della vostra stessa provincia.

Niente da fare.

Va beh, andiamo a fare la traduzione, sono sei righe (possono anche copiare da quella che abbiamo già pronta), poi torniamo prima che chiuda l’ufficio.

Invece no: per la traduzione occorre una settimana…!

Ultima postilla: se nel certificato di stato libero c’è solo scritto che sei libero/a, ti basta la traduzione fatta dall’Ambasciata Italiana a Pechino o dal consolato italiano competente (es. Shanghai).

Però se sei divorziato/a puoi avere un altro problema. A Pechino nel modulo che fornisce la Ambasciata non c’è scritto solo che sei di stato libero ma aggiungono che sei divorziato/a.

In quel caso meglio farsi scrivere dall’Ambasciata la data del divorzio (la devono verificare con il Comune di residenza).

Altrimenti è probabile che l’Ufficio cinese dove si possono sposare i laowai ti chieda: “ci serve anche il foglio da cui risulta la data del divorzio”.

E sarà inutile fare presente che: “l’ufficio in Italia non mi avrebbe dato un certificato di stato libero se non avessi già divorziato”.

Questo perché in Cina c’è non solo il libretto di matrimonio ma anche quello di divorzio (che in Italia non esiste e neppure un certificato di divorzio).

Restano quindi due opzioni: fare tradurre la sentenza di divorzio oppure farsi fare un certificato integrale di matrimonio dal Comune in Italia, da cui risulta la data del matrimonio e quella del divorzio.

Il tutto ovviamente (salvo il certificato legalizzato dall’Ambasciata italiana e già tradotto in cinese) va tradotto nell’ufficio indicato da loro, con tempi e costi non irrisori (una settimana e circa 1000 RMB).

Ma vediamo se non sia più semplice sposarsi in Italia

Se il matrimonio avviene in Italia

In teoria

“Basta” che la persona cinese si faccia rilasciare un certificato di stato libero e uno di nascita dal proprio comune, li faccia tradurre da un notaio, li mandi al Ministero degli affari esteri cinese e quindi all’Ambasciata italiana a Pechino (o il consolato responsabile per quell’area) che li legalizzano. Da qui, i documenti vanno in Italia.

Facciamo che sei a Milano: li porti al Consolato cinese, che ti rilascia il nulla osta. Con quello vai in Comune a fare le pubblicazioni e ti sposi.

In pratica

Il certificato di stato libero viene rilasciato ma con una strana annotazione a penna sul timbro: “valido solo per la Germania”.

Entschuldigung, cioè… SCUSATE… ma noi ci sposiamo in Italia?!

“Non rilasciamo altri certificati, prendere o lasciare”.

Prendiamo, facciamo tradurre da un Notaio quello e un certificato di nascita (per il quale è occorso oltre all’hukou anche la carta di identità non solo del cinese che si sposerà ma anche dei due genitori!!!) e mandiamo tutto a Pechino. Ma lì, il Ministero degli affari esteri cinese rifiuta di ricevere il documento per la certificazione perché quello è valido solo per la Germania (e notoriamente chi non è sposato per la Germania probabilmente è poligamo per l’Italia…GRRRR!).

Dopo lunghe ricerche di strade alternative scopriamo che dal 2015 è entrata in vigore in Cina una legge che vieta di rilasciare certificati di stato civile. Pare che sia stata fatta a tutela della popolazione che per avere le assicurazioni connesse al rapporto di lavoro (o alle attività in proprio?) doveva presentare questo certificato. Peccato che senza quello in Italia non ti sposi. Ovviamente quel certificato serve anche ad altri paesi e infatti si scopre che Germania, Corea ed una manciata di altri paesi al mondo hanno ottenuto di poter far rilasciare questi certificati per i propri connazionali.

E l’Italia?

Il disponibilissimo funzionario in Ambasciata a Pechino spiega che l’Italia (come la Francia e altri) ha in corso una trattativa con le Autorità cinesi da mesi ma per ora non se ne vede la fine. Fra l’altro, l’Italia richiede che il certificato dica con chiarezza che la persona non è sposata in tutta la Cina (e non solo nel proprio distretto di residenza). La richiesta è sensata dal punto di vista della legge italiana ma insensata dal punto di vista cinese: in Cina puoi sposarti solo nel tuo distretto.

Il funzionario ci consiglia di insistere perché il Ministero degli affari esteri cinesi accetti il certificato (anche se valido solo per la Germania: è una dichiarazione di conformità non relativa al contenuto) e lo legalizzino così che a loro volta lo possano legalizzare.

Ovviamente il Ministero cinese non torna sui propri passi. Accetta però di legalizzare un altro certificato proveniente dal comune del nubendo cinese che in pratica dice la stessa cosa (che non risulta essere sposato/a in quel distretto) e che vieni quindi legalizzato anche dall’Ambasciata Italiana (insieme al certificato di nascita).

Se l’Autorità cinese in Italia (es. il Consolato a Milano) non riterrà di dare il proprio nulla osta, bisognerà vedere cosa dice il Comune (è un caso in cui in pratica è impossibile avere il certificato di stato libero dallo Stato straniero). Alle brutte occorrerà rivolgersi al Tribunale per ottenere il rilascio del nulla osta perché la Cina non fornisce il certificato richiesto dalla legge italiana.

Semplicissimo no?

Confucio probabilmente direbbe che tutto è finalizzato a verificare la solidità del sentimento e della convinzione dei nubendi…