Il 19 e 20 Maggio, la Spartan Race è arrivata a Beijing, ed in un colpo di follia, ho deciso di prendervi parte.

Per chi non conoscesse la Spartan Race, è come una corsa campestre a cui sono aggiunti una serie di ostacoli di diversa fattura e difficoltà, qui il sito ufficiale in Italiano.

In Cina, la Spartan Race è arrivata nel 2016 con la Sprint, un percorso da più di 6km e almeno 20 ostacoli, nel 2017 si è aggiunta la Super, da più di 12 km e almeno 25 ostacoli, ad Agosto arriverà anche la Beast, da più di 22km e almeno 30 ostacoli.

La mia esperienza con la Spartan Race è stata incredibile. Inizialmente volevo iscrivermi alla Sprint da 6 km, in modo da capire meglio come fosse, invece gli istruttori della palestra in cui vado hanno deciso di creare un gruppo per la Super. Mi sono iscritto con la convinzione che non sarei mai riuscito a completare 12km di corsa su sterrato, a cui aggiungere anche il superamento di ostacoli come: trasportare 52kg di roccia da un punto all’altro, fare il passo del giaguaro nel fango per passare sotto a una rete di filo spinato e tanti altri.

Ma insomma, una volta in pista bisogna ballare e così ho iniziato a correre al Side Park ogni giorno con poco inquinamento. Purtroppo però, alla terza uscita ho sentito un improvviso dolore alla caviglia che mi ha costretto a rinunciare alla corsa proprio tre settimane prima della gara. Dopo qualche giorno di riposo sono tornato al Side Park ma prima ancora di finire il riscaldamento, ho sentito una nuova fitta lancinante.

Con rammarico stavo per rinunciare alla gara, quando invece ho deciso di iniziare una serie di sedute di agopuntura all’ospedale di Medicina Tradizionale Cinese (MTC) vicino casa, che in due settimane mi ha rimesso in sesto.

Finalmente, il 20 maggio, uno dei 5 San Valentino cinesi, al posto che stare con mia moglie, mi sono alzato alle 4:30, ho portato fuori il cane, fatto un’abbondante colazione e quindi mi sono diretto in palestra, per prendere un bus alla volta della periferia di Pechino.

Arriviamo a destinazione nel freddo di un mattino che sembra avere poco a che vedere con maggio e ricorda più un inizio novembre: il cielo è plumbeo e una coltre di nubi che non promette nulla di buono nasconde il sole. Il giorno prima mi era arrivato un SMS che diceva qualcosa come “per domani è prevista pioggia, ma visto che noi siamo spartani non ci fermeremo. Ci vediamo domani! Aroooo!”

Così mi cambio in una tenda buia dal pavimento di fango, lascio il mio zaino all’apposito deposito e vado a far riscaldamento assieme agli altri. Alle 9:55 ci dirigiamo alla partenza, ma ancora prima di iniziare la gara c’è già un ostacolo da superare: un muro in legno alto circa un metro. Questo tocco inaspettato mi piace particolarmente. Dopo un discorso motivazionale da parte di un addetto e il grido “AROOOO! AROOOO! AROOOO” la gara comincia mentre dalle casse esce una forte musica che ci dà la carica.

Le suole spingono sulla terra battuta, svolta a destra, faccio attenzione ad un paio di sassi su cui potrei slogarmi la caviglia già malandata di suo. Svolta a sinistra. Sono nel mezzo del gruppo ed ho già perso di vista i miei compagni della palestra: perché non abbiamo fatto come questi altri e ci siamo dotati di una divisa tutta uguale? Un’altra svolta ed arrivo ai primi ostacoli: tre muretti da saltare. Sono oramai dall’altro lato dei muri e decido di fermarmi per aspettare i ragazzi con cui sono venuto. Individuo due o tre dei nostri ancora alle prese col primo muro. Resto lì un’altra decina di secondi ma poi decido di proseguire da solo, anche se mi troverò in difficoltà durante il percorso sono sicuro di riuscire a cavarmela in qualche modo.

Altri muri da saltare, questa volta molto più alti. Un paio di rotolate per terra per passare sotto ad un altro ostacolo. L’aria fresca e umida non fa sudare e quasi quasi penso di aver sbagliato a non essermi messo un paio di pantaloni lunghi come mi aveva consigliato l’istruttore. Ho appena finito questo pensiero, che arrivo all’ostacolo successivo: tre vasche consecutive piene d’acqua. Ogni vasca è più profonda della precedente e le pareti in fango non rendono facile la risalita. Superato questo ostacolo sono bagnato fino alla vita, ma almeno ho ancora la maglietta asciutta. Purtroppo ho cantato vittoria troppo presto: il prossimo ostacolo è un’altra vasca piena d’acqua, a metà però c’è un muro aperto sotto che costringe ad immergersi completamente per superarlo.

Sono completamente bagnato e penso di essere a malapena al primo chilometro di gara, lasciando sul piatto ancora 11 e passa chilometri prima dell’arrivo. L’unico modo per non beccarsi un malanno è darci dentro con la corsa e così faccio: metto un passo dopo l’altro, una salita dopo una discesa, una curva dopo una svolta. La caviglia sembra reggere, le gambe anche. Il fiato c’è. A tratti piove, ma oramai sono così bagnato che fa poca differenza. Certo che, se ci fosse il sole come il giorno prima… ma è inutile indugiare su questi pensieri.

Corro, supero ostacoli che non pensavo di riuscire a fare, alcuni mi risultano più facili di quanto avessi immaginato, ma due in particolare sono molto più difficili di quanto mi fossi mai aspettato e sono costretto a pagare pegno con 30 burpees l’uno. Entro fine gara avrei accumulato un totale 90 burpees.

Spartan Race Cina Jappo fango

Un ostacolo che credevo facilissimo e che invece risulta molto duro è il muro da 2 metri. Non ho mai avuto problemi ad arrampicarmi e scavalcare i muri, quello che non avevo calcolato era che sarebbe stato esattamente dopo il passo del giaguaro nel fango. Così la superficie in legno è estremamente scivolosa e ti impedisce di aiutarti con i piedi. Le braccia sono stanche e resto appeso per qualche secondo indeciso sul da farsi. Lasciarmi andare vuol dire dover fare altri 30 burpees perché si ha un solo tentativo ad ostacolo. L’idea non mi piace e dando fondo a tutte le mie energie tento di buttare un piede al di là del muro. Fallisco miseramente. Faccio un secondo tentativo e istintivamente sento di aver sbagliato nuovamente le misure. Invece il piede arriva al bordo e riesco a superarlo. Finalmente.

Spartan Race Cina Jappo Bucket Brigade

L’ostacolo denominato Buket Brigate, ovvero il trasporto di un secchio pieno di sassi, è uno degli ostacoli più duri di tutta la corsa. Non solo per il peso del secchio, ma soprattutto per la lunghezza e difficoltà del percorso lungo cui portarlo. Così sono costretto a fermarmi a riposare diverse volte per prendere fiato e riuscire a continuare. Arrivo alla fine che ho la schiena a pezzi e mi pento di averlo riempito così tanto.

Non so quanto tempo ho passato correndo, ma ad un certo punto arrivo al segno con su scritto 12km, sono quasi alla fine! Ma dopo questo cartello ci sono ancora diverse centinaia di metri, e sono tutte in salita. Le gambe oramai fanno fatica, il respiro è affannoso e vorrei tanto riuscire a spingere un po’ di più per raggiungere la coppia di persone poco davanti a me, ma non ce la faccio ad aumentare il passo neanche di poco. Sto pagando lo scotto di non essere riuscito ad allenarmi sulla corsa, fortunatamente sono quasi arrivato.

Finalmente svolto a destra ed entro nell’ultima parte del percorso. Vedo il traguardo, ma nelle poche centinaia di metri che mi separano dal suo raggiungimento ci sono quattro ostacoli. Il primo è una scalata su una rete, fatto. Il secondo è l’Hercules Hoist, ovvero tirare una corda legata ad una carrucola per sollevare più di 40kg di peso fino a 20 metri d’altezza. All’inizio è dura ma poi prendo il ritmo. Fatto anche questo. Il seguente ostacolo è un muro invertito, uno degli ostacoli che più mi preoccupava prima della gara, ma fortunatamente riesco a superarlo abbastanza facilmente. Le ultime decine di metri, salto l’ultimo ostacolo: il “muro di fuoco”, e sono arrivato.

Mi danno la medaglia, la maglietta con scritto “finisher”, vado a farmi una foto e a controllare il mio tempo: 1 ora e 49 minuti. Classificandomi come 133esimo su un totale di 20mila partecipanti. Direi non male.Spartan Race Cina Jappo Finisher

Dopo due minuti arriva Tian Ye, il mio istruttore. “Tian Ye, che dici, a fine agosto ci facciamo la Beast da 22 km?” Lui mi guarda e mi dice “Stavo pensando la stessa cosa”.

E tu ti sentiresti di partecipare ad una Spartan Race? Scrivilo nei commenti e ricordati di condividere l’articolo sui social network!