Dopo 5 anni sono tornato in Cina per un viaggetto, questa volta per visitare le famose “montagne di Avatar” e il villaggio dell’ibisco. Una tappa defaticante a Changsha, per spezzare il viaggio da Shanghai, ha regalato sorprese.
La mia ultima visita in Cina risale al 2018, quando ho fatto tappa a Shanghai per partecipare al China Chat, prima di proseguire per l’Australia. Da allora ne sono successe di tutti i colori e, come tutti sappiamo, è stato quasi impossibile andare in Cina in viaggio.
Dal 2023 le regole per i visti turistici sono tornate ad essere quelle di un tempo, con qualche fastidio in più dovuto alla raccolta delle impronte digitali di tutti i viaggiatori. Il visto costa ancora circa 127 euro e va fatto in presenza, su appuntamento da prendere online, per tutti coloro i quali non abbiano depositato le impronte digitali prima del 2019 (anno in cui è entrato in vigore l’obbligo). La buona notizia è che in teoria non andrebbero più depositate o verificate le impronte per richieste visti in futuro.
Nella stessa formazione del fantastico viaggio delle Montagne Colorate del Gansu (2017, con madre, fratello, cognata e l’aggiunta di due nipotine nate nel frattempo), abbiamo deciso di tornare in Cina con un percorso ancora diverso: Shanghai, Changsha, Zhangjiajie, Xiamen, Nanjing Tulou.
In questa prima parte parlerò solo delle tappe in Hunan.
Changsha
Changsha è una città di circa 10 milioni di abitanti, capoluogo della provincia dello Hunan, famosa per due motivi:
- È la regione che ha dato i natali a Mao Zedong;
- La sua cucina è definita dall’aggettivo 香辣, ovvero piccante “profumato”. Il profumo in realtà vuol dire coriandolo. Coriandolo e peperoncino sono alla base della cucina hunanese.
Per raggiungere Changsha abbiamo preso un treno veloce da Shanghai, della durata di 5 ore e 25 minuti per 60 euro a testa (i bambini sotto 1.2m viaggiano gratis, ma non hanno posto prenotato).
La stazione è abbastanza lontana dal centro e ciò che accoglie sono i soliti casermoni in serie che caratterizzano tutte le grandi città cinesi. Abbiamo alloggiato all’Holiday Inn Express, leggermente fuori dal centro della città.
Per la prima sera abbiamo deciso semplicemente di fare un giro in centro, nella zona più turistica, tra Pozi Rd. e Taiping Rd.. Da queste parti ci sono varie strade pedonali pullulanti di negozi, luci, ristoranti e migliaia di persone che passeggiano.
Arrivando dall’hotel abbiamo passato il fiume di Changsha, chiamato Xiang jiang (ovvero fiume profumato) e ammirato i giochi di luci che la sera illuminano i piuttosto tristi grattacieli della città, poi abbiamo fatto un giro nelle stradine. Qui dominano negozietti e ristorantini “tourist trap”. Niente di eccezionale, ma per passare una serata va assolutamente bene.
Ciò che non va bene è mangiare da quelle parti. A Changsha si può mangiare molto bene e in estate sono di stagione i gamberi di fiume, quindi il mio consiglio è di trovare un buon ristorante fuori dal centro pedonale e godersi la cucina locale senza spendere molto.
Noi abbiamo cenato per due volte in un posto, molto figo, che si chiama Tuxiaoer (涂小二龙虾馆)e che tra le altre cose prepara i gamberi al momento, in maniera eccezionale. Consiglio personale: una volta finiti i gamberi ho sempre preso un piatto di spaghetti sconditi da buttare nella loro salsa e mangiare alla brutazza…sublimi!
Durante il secondo e ultimo giorno a Changsha abbiamo visitato le due attrazioni principali della città, il monte Yuelu e l’isola Juzizhou. Del primo non posso dire molto, purtroppo essendo con due bambine piccole non abbiamo potuto fare il percorso a piedi, tra la natura ed i templi che costellano il monte sui vari sentieri. Sulla cima però la vista della città è spettacolare, ma non vale la pena andare sul monte solo per vedere la vetta.
L’isoletta invece si raggiunge in barca dalle sponde del fiume e ospita, oltre a vari tempietti, anche la nuova statua di Mao da giovane, eretta nel 2009. L’atmosfera è molto carina e l’isola merita la visita. Bisogna sapere che per arrivarci si prende una barca, pagabile solo con WeChat (un signore ci ha anticipato i biglietti e gli ho restituito in contanti il corrispettivo), ma per andare via bisogna prendere la metro. All’interno dell’isola si può prendere un biglietto per il trenino che la percorre e ferma in vari punti di interesse.
Da Changsha è comodo anche visitare Shaoshan, il villaggio di Mao. Per arrivarci si può andare in treno o in macchina in circa 1 ora, mentre i biglietti vanno prenotati online tramite il canale ufficiale WeChat 天下韶山 (link funzionante solo con wechat).
Zhangjiajie e Furong
Da Changsha a Zhangjiajie il viaggio è semplice e veloce, dura 2 ore e 10 in treno e il consiglio è quello di mettersi d’accordo con i proprietari dell’alloggio in loco per il transfer dalla stazione ovest di Zhangjiajie al centro, per cui ci vogliono 25 minuti circa di macchina. Noi abbiamo alloggiato al SecGarden Boutique Hotel, appena all’entrata del paesino, superato il ponte. Lo staff è stato super gentile nell’aiutarci a organizzare le varie visite, tra il Forest Park e Furong.
Il paesino in sé è abbastanza carino e caratteristico, preso d’assalto soprattutto la sera dai turisti che durante il giorno visitano il parco e le montagne circostanti. Ristoranti, negozi di souvenir e luci ovunque animano strade dall’aspetto simil tradizionale. Il cibo locale più famoso è forse il Sanxiaguo, una pentolona di carni e verdure mischiate, spesso si tratta di carne di maiale stagionata, coniglio o pollo e altri tagli.
Ma veniamo al dunque: l’area dei parchi (in cinese 武陵源 Wǔlíngyuán). Di cose da vedere ce ne sarebbero tantissime, per questo rimando a un articolo di Fabio Nodari, che ha avuto l’opportunità di vederle quasi tutte e può fornire indicazioni più precise anche su attrazioni che non abbiamo avuto modo di visitare. Ci sono funivie di chilometri, monti, ponti di vetro sospesi, ascensori da infarto, ma chiaramente lo spettacolo più grande lo regala la natura. Le formazioni rocciose di Zhangjiajie, formatesi tra 350 e 400 milioni di anni fa, hanno ispirato le montagne volanti del film “Avatar”.
Andare in alta stagione vuol dire avere a che fare con centinaia di migliaia di altri turisti, cosa che per chi è abituato a viaggiare in Cina non dovrebbe essere un problema. Il biglietto di accesso costa poco più di 200 rmb e permette di entrare nel parco e usare gli autobus, tutte le utenze aggiuntive (funivie, ascensori) vanno pagate a parte. Noi abbiamo percorso un po’ del sentiero a valle per poi salire con l’ascensore sulla montagna e godere dei fantastici panorami dall’alto. Non ho mai visto nulla del genere, lascio alle foto la descrizione del posto.
Si potrebbe passare anche una settimana a Zhangjiajie per visitare tutti i parchi per bene, ma la nostra tabella di marcia era abbastanza serrata. Da Zhangjiajie abbiamo quindi raggiunto il famoso villaggio di Furong. Un tempo chiamato villaggio Wang (王村), ha cambiato nome in seguito al successo del film omonimo Furong zhen o Hibiscus town.
È un villaggio patrimonio UNESCO e molto ben conservato, attraversato da un ruscello che sgorga in una cascata molto scenografica. Si può prendere una barca per ammirarlo da sotto o scegliere un percorso a piedi che passa proprio sotto la cascata, per poi visitarne le stradine a piedi.
Quella che ho ritenuto una tappa imprescindibile è stata però la visita al ristorante “113”. Per arrivarci basta entrare nel paese dalle stradine a destra, dopo l’entrata, che ha un biglietto di circa 100 rmb. In questo ristorante preparano il tofu di riso, ovvero un brodino di carne o verdure, con gnocchetti di riso succulenti. Il ristorante dovrebbe, secondo dicerie, essere presente anche nel film già citato, la sua fama è confermata anche dalle foto dei vari VIP, tra cui risalta quella del Presidente Xi Jinping. (piccolo spoiler: il ristorante è un po’ puzzolentino e non tenuto benissimo, ma il cibo è ottimo ed economico)
Nel villaggio vengono organizzati anche spettacoli ad orari fissi ed è pieno di negozi di cianfrusaglie, ottimi per comprare ricordini da portare ad amici e colleghi. Da Zhangjiajie a Furong abbiamo viaggiato in un 9 posti tutto per noi, pagando andata e ritorno, con l’attesa dell’autista all’uscita, circa 1000 rmb. Il viaggio dura circa 2 ore.
Nella seconda parte di questo resoconto di viaggio parlerò delle tappe in Fujian, regione dirimpettaia di Taiwan, dove abbiamo visitato Xiamen e la contea di Nanjing, con i famosi Tulou. Le foto nell’articolo sono di Giuseppe Magistrale.