Il viaggio prosegue verso sud, nella regione del Fujian, per visitare Xiamen e vedere i famosi Tulou, edifici “fortezza” di forma e contenuto unici.
Dopo aver lasciato lo Hunan, con le sue montagne “aliene” e i suoi monumenti dedicati al Grande Timoniere, ci siamo diretti verso sud, per esplorare la regione del Fujian.
La capitale della provincia, Fuzhou, non pare avere moltissimo da offrire ai turisti, perciò l’abbiamo saltata a piè pari per dirigerci direttamente verso Xiamen, città portuale di grandissima importanza ed abituata alla presenza straniera.
Colpiscono subito lo skyline e le isole, tra le quali vi è anche la famosa Gulangyu, prima tappa delle nostre gitarelle. Per raggiungerla basta prendere il traghetto, ma ATTENZIONE a prenderlo dal molo giusto.
Esistono infatti due moli, quello corretto per i turisti stranieri è il Xiamen International Cruise Center (厦门国际邮轮中心) e NON il Xiamen Ferry Terminal (轮渡码头). Il biglietto dovrebbe essere intorno ai 200 rmb a persona con tanto di trattamento VIP e corsia preferenziale.
Una volta fatto il giro intorno all’isola per ammirare il panorama, abbiamo attraccato al molo antico per iniziare la nostra esplorazione. Gulangyu prende il nome dal rumore delle onde che vi sbattono contro continuamente ed è stata, negli ultimi due secoli, occupata da potenze straniere. La sua caratteristica peculiare, che è valsa anche il riconoscimento di Patrimonio UNESCO, è proprio il mix di architettura occidentale e vibes locali. Qui ci sono le strutture che ospitavano consolati e centri amministrativi delle potenze occidentali durante l’occupazione straniera del sud della Cina.
A parte le attrazioni come statue, palazzi e belvedere, anche solo passeggiare per l’isola risulta molto suggestivo. Molte delle viette sono praticamente dei mercati di cibo da strada a cielo aperto, ma in alcune aree si può godere un po’ di pace e ammirare gli insoliti scorci. Anche a Gulangyu non mancano ovviamente anche piazze pullulanti di signore che ballano in gruppo.
Tornare sulla terra ferma dall’isola è molto semplice e per il ritorno non ci sono né limiti orari né differenze di moli per cinesi e stranieri. Tutti sulla barca, finché non è troppo piena per accogliere altra gente.
Purtroppo non siamo riusciti a visitare molto altro di Xiamen, concentrati sul cercare di raggiungere i Tulou nell’entroterra. Mi sono accorto infatti delle difficoltà che ci aspettavano solo la notte prima della partenza: abbiamo prenotato un hotel in un paesino raggiungibile praticamente solo in macchina.
Nanjing Tulou
Alle 23.30 quindi, sperando nella provvidenza divina, ho contattato il proprietario dell’hotel nel paesino di Taxia per capire come arrivare, dato che ogni stazione dei treni dista circa un’ora dall’alloggio e non sembrava esserci un modo facile ed economico per ovviare al problema. Niente di più semplice da risolvere, ci hanno inviato una macchina loro e per 700 RMB abbiamo raggiunto Taxiacun comodamente dal nostro albergo di Xiamen.
Il viaggio tra le colline ricoperte da fitta vegetazione ci ha portati in questo paesino sperduto, con poche anime ad abitarlo, nel mezzo del verde. L’alloggio in una casa di legno affaccia sul fiume, che a sua volta taglia il villaggio a metà.
Questa zona del Fujian è particolarmente famosa per le sue antiche strutture tradizionali: i Tulou. In genere ci sono due spot principali per ammirarli, la struttura di Yongding e la collina Tianluokeng. Entrambi meritano la visita, ma c’è un MA.
Sia Yongding che quest’ultima collina sono molto frequentati e i Tulou che si trovano qui sono vere e proprie attrazioni turistiche.
Originariamente nascono come strutture difensive delle popolazioni locali disturbate dagli Han in arrivo da Nord. I primi piani non hanno finestre per non consentire l’accesso dall’esterno, all’interno invece le strutture presentano centinaia di appartamenti dove le famiglie vivevano e, in alcuni casi, ancora vivono.
I Tulou possono essere definiti delle “città fortezza”, con comunità ed attività commerciali all’interno. Si spopolano durante l’anno, visto che la maggior parte dei residenti, soprattutto i più giovani, vivono altrove e tornano solo per le grandi festività. Proprio perché così uniche nel loro genere, le strutture sono diventate in alcuni casi delle attrazioni commerciali, mentre è possibile ammirarle “al naturale” solo addentrandosi in qualche villaggetto, come proprio Taxia.
Nel nostro villaggio infatti era presente un grande Tulou, quasi mai frequentato da turisti e rimasto così come dovrebbe essere normalmente. Una signora in sedia a rotelle ci ha accolti mentre lo visitavamo, raccontandoci di come possa ospitare fino a 6000 persone, di cui la maggior parte però non è mai presente e torna solo per il capodanno, quando il Tulou si rianima.
In questa zona del Fujian regna una pace assoluta, il panorama è fantastico ed è stato estremamente rilassante prendere il tè, con calma, dopo aver mangiato un polletto ruspante locale condito allo zenzero, facendo quattro chiacchiere con i locali. I villaggi stanno solo ora riprendendo la loro attività turistica e il lockdown li ha colpiti profondamente.
È peraltro un peccato che certe attrazioni, dalle montagne di avatar ai Tulou del Fujian, siano fuori dai percorsi solitamente proposti a chi visita la Cina, perché valgono davvero la pena di essere ammirate.